È finita bene, ma che paura! Il retrogusto amaro e la tanta inquietudine che hanno accompagnato il triplice e liberatorio ( inaudito! ) fischio dell’ arbitro Giacomelli da Trieste annacquano di molto la gioia per il settimo sigillo consecutivo, che Eupalla ha protetto facendo carambolare sui piedi poco nobili di un certo Lollo la sfera che avrebbe determinato un’inconcepibile e inaccettabile beffa finale.
Chiunque mastichi minimamente calcio sapeva che l’escursione nell’estense patria del lambrusco sarebbe stata più complicata di quanto fosse lecito immaginare: per l’atipicità dell’orario di gioco, la prossimità delle vacanze e, soprattutto, per un fisiologico calo di concentrazione e conseguente aumento della supponenza, che inesorabilmente si registrano dopo una discreta scorpacciata di vittorie.
Il diluvio di complimenti piovuti in settimana, giusti, ma da prendere con le pinze, giacché riguardavano solo le tappe di due percorsi e non la bandiera a scacchi degli stessi, ha rammollito qualche coscienza di troppo, segnatamente nel reparto difensivo, e rischiato di compromettere l’esito di una gara da vincere in carrozza e cantando.
La scomposta e furibonda reazione di Allegri, così come l’accigliata espressione con cui ha lasciato il campo, stigmatizzano perfettamente la scellerata gestione dei minuti conclusivi di una partita già stravinta con ampio merito, seppur con minor tremendismo rispetto alle recenti esibizioni.
I prodromi di una potenziale faticaccia si sono manifestati abbastanza presto, esprimendo tutta la loro virulenza quando l’ex di turno, Borriello, notoriamente né velocista né possessore di una cifra tecnica apprezzabile, è riuscito a sbertucciare Bonucci e uccellare Buffon sul suo primo palo con la disinvoltura normalmente accreditabile a Messi. Bravo il giocatore carpigiano, molto meno i due bianconeri, colpevoli
entrambi di eccessiva rilassatezza e cattiva lettura dell’azione.
Nonostante l’inopinato svantaggio la Juventus non si è smarrita e ha addirittura ribaltato il risultato già nel tempo d’apertura con due reti da centravanti vero e spietato di Marione Mandžukić, ormai e a tutti gli effetti indiscutibile terminale offensivo di una Signora che, particolarmente contro le “piccole”, patisce l’assenza di un playmaker d’elezione, del giocatore naturalmente dotato di un senso euclideo tale da condensare in un solo lancio quanto di solito richiede una fitta ed elaborata ragnatela di passaggi. Un architetto che non può essere Marchisio, a prescindere dalla “Pirlata” con cui ha apparecchiato la rete del Polpo: mirabile esempio di quanto servirebbe, più o meno a getto continuo.
Con il risultato apparentemente in ghiaccio a inizio ripresa, le aspettative di una goleada parevano destinate a realizzarsi, tant’è che il comprensibile calo fisico dei Castori boys insinuava vistose crepe nel fortino eretto a protezione di Belec e, d’altronde, nulla lasciava presagire che Madama intendesse revocare la confisca del pallone, ma sia per l’errata convinzione che sul confronto fosse stata posata anzitempo la pietra tombale, che per l’aria fresca insufflata da Mbagoku nelle file dei biancorossi emiliani, l’inerzia degli eventi è cambiata sino a evolversi nel convulso finale da cardiopalmo.
Missione comunque compiuta, e con annessa indimenticabile lezione da tenere a mente nell’anno che verrà, specialmente al cospetto delle figuranti di minor blasone come appunto sono, con tutto il rispetto, tanto il Carpi quanto il Frosinone… Do you remember?
Ora, mal che vada chi precede non potrà avvantaggiarsi e non è scritto da qualche parte che la capolista pro tempore debba per forza smantellare la scala a Pioli nell’ospitata serale del Meazza.
Proprio perché non tutti i turni possono prevedere il suicidio collettivo di chi ha iniziato meglio, è indispensabile che i campioni in carica si mantengano saldi ed equilibrati nella consapevolezza che perseverando sulla strada intrapresa, ergo, mantenendo l’andatura sostenuta negli ultimi sette passi, l’ aggancio al vertice è solo questione di tempo,
Il miglior equipaggio verrà premiato a maggio, quando il panettone sarà solo uno sbiadito ricordo e anche la colomba avrà già preso il volo, è cogente non dimenticarlo, mai, specialmente quando il “rumore dei nemici” pare il canto di un trionfo definitivo, perché, appunto, soltanto pare…
Ezio MALETTO ( Twitter @EzioMaletto )