A volte basta poco: circa sette minuti, dal 60′, momento in cui Allegri manda in campo Paulo Dybala al posto di Sandro. Al 67′ la Joya, grazie anche ad un disimpegno sbagliato del Bologna, sigla il gol del vantaggio bianconero al Dall’Ara. Seconda rete consecutiva in campionato, quarta totale. Quel che conta, apparentemente, però, sono i tre punti pesantissimi, dopo una prestazione sottotono che ha visto la Juventus soffrire tantissimo i padroni di casa e la loro verve. Sette minuti per respirare. Ossigeno puro. Ma non basta.
JOYA E SOFFERENZA
Scelta perfetta di Max per tempismo: spostamento di Cancelo nel ruolo naturale, più qualità davanti e la Juve vince a Bologna. E’ un Dybala a cui ha fatto bene la panchina iniziale: è entrato sul terreno di gioco con la fame di chi vuole mangiare il mondo e l’ha decisa lui, col suo mancino. Dopo un primo tempo pessimo, dominato, in lungo e largo dai felsinei, l’ha decisa, come spesso accade, un singolo. Questa Juve, però, deve fare molto di più: nella prima frazione è apparsa la copia di quella “ammirata” in terra spagnola mercoledì. Inerme, senza grinta, con pochissime idee e tatticamente mal posizionata. La scelta di Cancelo ala e Bernardeschi a centrocampo è apparsa forzata. Non è un caso che sia cambiata la partita quando il terzino ex Inter è tornato dietro e davanti è stata inserita la qualità di un fantasista puro.
Una brutta Juve, come accade da più di un mese a questa parte. Ronaldo e Mandzukic sono apparsi due fantasmi, mal serviti. Berna ha fatto, inizialmente, fatica a trovare la posizione, e il pressing asfissiante degli uomini di Miha ha messo alle corde Madama. Nella ripresa il ritmo è leggermente calato, specie da parte dei padroni di casa, ma il fato ed Helander hanno messo sul mancino di Dybala la sentenza finale. E’ forse questa la differenza lampante tra una partita di campionato e una di Champions: in campo europeo questa prestazioni verrebbero punite con una sconfitta; in Italia la Juve vince perchè è semplicemente la più forte, a livello qualitativo. Ha campioni che le altre squadre italiane non hanno. Eppure Allegri sa che a questa squadra manca l’estro per diventare leggenda.
Il campionato è oramai in archivio ma la Vecchia Signora deve crescere, per arrivare all’appuntamento da dentro o fuori con l’Atletico al massimo. Sembra, quella bianconera, una truppa stanca, che subisce e sonnecchia, incapace di imprimere il proprio gioco. Il palo di Sansone nel recupero certifica la dea bendata e una certezza: così non si andrà lontano. Manca una scintilla che accenda la squadra.
Una Joya per questo pomeriggio; un lampo nel cielo buio di Bologna. Ora serve la scossa. Perchè l’ossigeno non basta più per volare ad alta quota.