La Juve non si ferma e as-sesta la classifica

La Vecchia Signora ha vinto ancora! Il sesto ostacolo consecutivo bypassato con crescente sicurezza e incisività è stato certamente il più impegnativo tra quelli scollinati dall’inizio del filotto, sia per il valore intrinseco dell’antagonista che per l’importanza delle implicazioni ad esso attribuibili, qualunque fossero state le risultanze finali.

L’appuntamento con la Viola rappresentava infatti un crocevia nodale sulla strada della rimonta e doveva essere attraversato senza concessioni alla perniciosa indolenza in cui si traducono, spesso, i ripetuti inviti alla calma e serenità distribuiti dall’allampanato condottiero livornese.

Ordunque, la Juventus lo ha oltrepassato davvero bene, lanciando un segnale forte e chiaro al torneo e a quanti/e avevano confidato, peraltro con sollievo, in una prematura detronizzazione della Regina in carica.

Combattivi, grintosi, attenti e determinati, i bianconeri hanno saputo far di necessità virtù e supplendo all’impossibilità strutturale di imporre la loro manovra si sono adattati con perfetta aderenza a quella altrui rannicchiandosi, secondo consuetudine, nella metà campo di pertinenza, con l’ obiettivo primario d’inibire i rifornimenti alle punte medicee per poi affidare il ribaltamento del fronte alle doti di velocità e inventiva degli incursori più talentuosi.

Il clima da “dentro o fuori” dalla lotta scudetto ha conferito alla serata le connotazioni di certe gare di coppa, e tale sarebbe parsa, a tutti gli effetti, con una direzione di gara conforme agli stilemi arbitrali adottati nelle competizioni internazionali.

Nonostante la prevedibilità del tema tattico la partita è stata vibrante. L’elaborato, ma non stucchevole possesso palla gigliato, sempre teso a verticalizzare il gioco e mai affannoso, anche nei frangenti più delicati, è stato gestito dai campioni in carica con evidente sofferenza nella terra di mezzo, ove si è riaffacciato un “Godot” Khedira assolutamente fuori condizione e poco a suo agio anche per l’apporto, sovente pasticciato dei sodali, di reparto.

Tuttavia, sia per la generosità della Joya in fase di ripiego e tamponamento, quanto per il mostruoso e maledettamente solitario pressing portato con ferocia “Contania” da Marione Mandžukić, la compagine sabauda ha saputo proporre una serie di fiammate al calor bianco(nero) che a gioco lungo hanno scottato la Fiorentina abbrustolendola al punto giusto nel momento più opportuno.

La vittoria, ottenuta in rimonta perché l’immancabile “Chiellinata” aveva permesso ai Sousa boys di iniziare le ostilità in discesa, è stata ampiamente meritata e certificata da un punteggio non ingeneroso, giacché Buffon non ha ricevuto un solo tiro nel perimetro da lui difeso, ne mai si è dovuto preoccupare per quanto accadeva nei pressi dei suoi sedici metri, anche quando lo score costringeva gli avversari a tentare il tutto per tutto.

La formazione ospitata, infatti, bella, ma non concreta, ha denunciato i limiti tipici delle formazioni equipaggiate con uno spartito monotematico: l’incapacità di cambiare passo alla bisogna.

La Göeba si sta assestando, assumendo i contorni di una squadra vera, peccato che le manchino sempre, come si diceva nei tempi andati, due soldi per fare un lira; quando aveva il playmaker difettava negli esterni, oggi è nella situazione contraria e alzi la mano chi non ha pensato, in certi frangenti, che con un Banega davanti alla difesa il meccanismo, se non perfetto, diventerebbe davvero di primissima qualità.

Per fortuna della squadra, meno di Morata, il duo d’attacco funziona a meraviglia e capitalizza al meglio le occasioni non copiose di cui, per loro abilità e talvolta dabbenaggine terza, possono disporre.

In ogni caso, l’ impressione sempre più netta che quanto in dotazione, relativamente al Palio dei Campanili esondi l’occorrenza, è stata ancora una volta suffragata; nel particolare e in generale. Sei scalpi razziati uno dietro l’altro, che per la padrona dei campionati rappresentano una banale ordinarietà, sono bastati per sfoltire il traffico e porsi a pochissime incollature dalle carovane che ancora la precedono.

Di esse, una sola si profila leggermente inquietante, ma se la cavalcata della zebra persevererà la stessa andatura intrapresa dal “derbyno” in poi, per l’ammirazione dello skyline del torneo scevro d’ingombri non si dovrà neppure attendere moltissimo.

A proposito di derby, ce n’è un altro alle porte e questa volta si disputerà sotto l’insegna della Coppa Italia. Posto che anche il trofeo di consolazione, stante l’abbinamento in Champions League, non può e non deve essere snobbato, già solo per il fatto che Madama ne detiene legittimamente il possesso, preoccupa ben di più la circostanza in cui sarà chiamata a calare il “settebello”.

L’ultima partita dell’anno solare, giocata a mezzogiorno sul campo di una squadra ( il Carpi ) che si batterà alla morte per confezionare un’impresa da tramandare ai posteri finché nel mondo si giocherà al calcio, non deve essere sottovalutata. Certi appuntamenti, con un approccio sbagliato possono svelarsi trappoloni nei quali, alla resa dei conti, si impigliano punti da rimpiangere a maggio.

Al riguardo, poiché la beneficenza alle contrade più umili è già stata ottemperata con dovizia, astenervisi sarebbe quanto mai doveroso, oltreché gradito e se proprio si deve regalare qualcosa per Natale, beh…, un “profeta” è l’ideale, no?

Ezio MALETTO ( Twitter @EzioMaletto )

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