L’erede di Tevez. Guido Vadalà è arrivato a Torino con questa nomea sulle spalle e va da sé che si tratta di un peso tutt’altro che semplice da sopportare. L’argentino si è presentato con un curriculum niente male, che parlava di caterve di gol tra le giovanili e la Juve ha pensato di aggregarlo alla Primavera. Sia per farlo crescere, che per fornire a Fabio Grosso un’arma in più.
FALSA PARTENZA – Il suo avvio, però, è stato, per usare un eufemismo, deludente. Fin dalle prime gare ha dato l’impressione di essere totalmente fuori forma, sovrappeso, avulso dal gioco, inadeguato. Il tecnico l’ha sempre difeso e gli ha dato fiducia finché ha potuto, poi a complicare un avvio che non aveva bisogno di ulteriori complicazioni è arrivato l’infortunio, che l’ha fatto sparire dai radar per circa un mese.
RINASCITA – Dopo la sosta forzata, però, è tornato un altro Vadalà. Fisicamente sistemato, con quei chili di troppo quasi del tutto scomparsi, e, sopratutto, con un altro atteggiamento. Grinta, determinazione, comprensione degli schemi. Prima ancora dei gol serviva diventasse un giocatore utile e così è stato. La gara della prima, piccola, svolta è stata quella di Europa League contro il City. Prestazione appena sufficiente, ma tanta corsa e tanto lavoro sporco. I segnali che qualcosa stava iniziando a cambiare. La svolta definitiva, poi, è arrivata nei dieci minuti finali contro il Livorno, dove la classe è emersa e ha trascinato la Juve alla rimonta, firmata dalla doppietta di Pozzebon. Dopo quella bella prova è arrivato anche il gol (sabato, contro lo Spezia), a chiudere il cerchio.
FUTURO – Il 2015 dei giovani bianconeri si chiuderà il 19 dicembre contro il Genoa, a Vinovo, ma a prescindere da come andrà quella gara, Vadalà deve obbligatoriamente puntare al 2016. Quello deve essere il suo anno, il momento in cui dimostrare di valere la Juve. I sei mesi di adattamento erano preventivati, ma ora è il momento di essere davvero decisivo e trascinatore. Almeno a livello giovanile.
Edoardo Siddi