La Juventus è riuscita a complicarsi la vita, ergo la sopravvivenza in Champions League, fallendo l’impresa tutt’altro che impossibile di rimediare almeno un pareggio sul terreno di un Siviglia pugnace, ma modesto in quasi tutti i suoi elementi, fuorché nell’eccellente Banega, uno che nel centrocampo juventino sarebbe incoronato Re in men che non si dica.
Chi sbaglia paga e raccoglie i cocci, nel caso di specie una seconda piazza che, ancora una volta, metterà a dura prova la consistenza dello stellone Allegriano, spargendo al contempo ulteriore pepe sulla necessità di recuperare posizioni nel torneo domestico.
Tuttavia, sino all’incornata vincente di Fernandone da Pamplona i bianconeri non avevano demeritato, tant’è che il pubblico del Ramón Sánchez Pizjuán, a tratti stizzito, ha ripreso fiato e animo solo quando il corso degli eventi non sanciva più l’ estromissione totale dei “nervionenses” dai giochi senza frontiere.
I campioni d’Italia, pur correndo qualche serio rischio quando hanno permesso ai biancorossi di trasformare la loro area in un chiasmo, avevano infatti controllato senza troppi affanni la gara e creato le occasioni più nitide per indirizzarla a proprio piacimento ed emanare un verdetto inappellabile sulle sorti del girone D.
Alla buona vena, non disgiunta da discreta lena, però, non si è coniugata la necessaria cattiveria negli ultimi venti metri. Tra qualche immancabile sbavatura in sede di ultimo passaggio e la sciagurata costanza di Álvaro Morata nel ciabattare finalizzazioni che un vero centrattacco non può permettersi di fallire, la partita è scorsa abbastanza piacevolmente per almeno un’ora.
Poi, complici un evidente calo fisico e la presunzione di considerare la pratica qualificazione ormai archiviata, è sopraggiunto un calo di concentrazione immediatamente “arricchito” di errori in disimpegno e minor applicazione nella chiusura degli spazi che i detentori dell’Europa League hanno capitalizzato con fiammate più intense, culminate nell’unica palla decente giocata dall’irriconoscibile Konoplyanka e trasformata in oro da un Llorente felice, ma non esultante.
Il tempo per rimettere le cose a posto non sarebbe mancato, ma ai motivi di cui sopra si aggiungevano un crescente nervosismo ( peraltro rinfocolato dalle notizie provenienti da oltremanica ), la penuria di soluzioni offerte da una panchina illustre nel solo Cuadrado e la stranamente ottima serata di Sergio Rico; così, anche per benedizione di Eupalla, il sancta sanctorum sevillano è rimasto immacolato.
Già evidenziato che per la confezione della sconfitta è stato determinante il concorso di colpa perpetrato “finoallafine” dal giovane madrileno, poiché la buonissima prova della Joya non è più ascrivibile al novero delle sorprese, una citazione di merito deve essere accreditata a Sturaro. Finché ha retto, grazie al suo feroce agonismo la squadra si è giovata di una buona quadratura tattica e la martoriata terra di mezzo sabauda, pur tecnicamente povera, è parsa comunque discretamente solida. Sulla distanza la fatica cumulata durante gli ultimi impegni lo ha penalizzato, ma non è colpa sua se tutte le possibili alternative a un fisiologico avvicendamento non erano disponibili.
Cosa fatta, capo ha, con l’auspicio che l’escursione nella penisola iberica abbia insegnato una volta di più quanta differenza facciano le motivazioni e una determinazione non considerata come gadget da esibire part-time.
L’ Europa non perdona atteggiamenti generali poco consoni ad un contesto che monetizza ogni singolo punto incasellato e richiede ben altra mentalità, quella che secondo certa critica, davvero facilona, la Juventus dovrebbe aver acquisito per opera di Capitan Salacca e della quale, sulle rive del Guadalquivir non si è intravista traccia.
Ora è fondamentale rintuzzare subito la delusione e catalizzare tutta la concentrazione sul prossimo turno di campionato.
L’appuntamento con la Viola rappresenta un crocevia nodale sulla strada della rimonta e potrà essere attraversato soltanto attingendo a quelle risorse caratteriali che mal si conciliano con pretestuosi richiami a una serenità dimostratasi, alla prova dei fatti, il comodo materasso sul quale indulgere in un rilassamento del tutto inopportuno.
Chi vuol capire, capisca…
Ezio MALETTO ( Twitter @EzioMaletto )