In un’ intervista a Corriere della Sera, l’ex Juventus e Sampdoria Gianluca Vialli ha parlato della sua lotta contro il cancro, del suo libro e della sua esperienza passata alla Juventus. “La Cremonese è la mia squadra del cuore. Da bambino però tifavo Inter. Giocare per la Juventus è un onore, e un onere.” afferma l’ultimo capitano campione d’Europa bianconero.
IL RAPPORTO CON LIPPI
“Alla Juventus senti il peso della maglia, il dovere di riconsegnarla piegandola per bene e riponendola un po’ più in alto di dove l’avevi presa. Lippi è stato il mio messia. Al primo colloquio gli dissi che volevo lasciare la Juve. Mi rispose: “Proprio ora che arrivo io e ho bisogno di te?”
IL PROCESSO DOPING
“Avrei potuto vivere più serenamente quella vicenda, come altri colleghi. Non ce l’ho fatta. Fu un’ingiustizia. È possibile discutere se sia meglio per una distorsione dare il Voltaren, o andare 15 giorni in montagna a riposare. Non è possibile mettere in dubbio i risultati di una carriera.”
CALCIOPOLI
“Moggi era un dirigente che ti metteva nelle condizioni di dare il massimo. Quella Juve avrebbe potuto vincere 6 o 7 scudetti su 10, rispettando le regole. Ma poi la gola ha fatto sì che tentasse di vincerli tutti, non rispettando le regole.”
LA SUA MALATTIA
“Avrei fatto volentieri a meno di parlare del cancro. Ma non è stato possibile. E allora l’ho considerata semplicemente una fase della mia vita che andava vissuta con coraggio e dalla quale imparare qualcosa. Sapevo che era duro e difficile doverlo dire agli altri, alla mia famiglia. Non vorresti mai far soffrire le persone che ti vogliono bene: i miei genitori, i miei fratelli e mia sorella, mia moglie Cathryn, le nostre bambine Olivia e Sofia. E ti prende come un senso di vergogna, come se quel che ti è successo fosse colpa tua. Giravo con un maglione sotto la camicia, perché gli altri non si accorgessero di nulla, per essere ancora il Vialli che conoscevano. Poi ho deciso di raccontare la mia storia e metterla nel libro. Ho iniziato a scrivere il libro per aiutare le persone a trovare la strada giusta. Così ho raccolto alcune frasi motivazionali, alcuni mantra, intervallandoli con storie di grandi sportivi, che aiutano a capire. Perché le citazioni non funzionano, se non sei tu che funzioni”.
Alessandro Zanzico
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