#JCult, capitolo 4
#JCult, capitolo 4: Testa, cuore e gambe – Antonio Conte ci ha costruito una carriera intera su queste tre parole. Che diventano caratteristiche imprescindibili per chi vuole rimanere ad alti livelli in uno sport spietato come il calcio e in una squadra come la Juventus che assomiglia ad un’efficientissima azienda.
Antonio Conte, prima di dimettersi e lasciare la panchina bianconera ad Allegri, ha preso la sua Juve e l’ha aiutata a venir fuori da un baratro che non le spettava. Con le idee della testa, con l’umiltà del cuore, con il lavoro delle gambe.
CONTE E LA JUVENTUS: TESTA, CUORE E GAMBE
Ieri sera, in occasione dell’esordio nella Champions League 2018 – 2019, la Juventus ha espugnato il Mestalla di Valencia per o – 2, dimostrandosi, una volta in più, compagine orgogliosa, capace di prendere il buono dalle difficoltà e volgere situazioni intricate a proprio favore. L’espulsione di Cristiano Ronaldo è stata una piccola ingiustizia sportiva, un abbaglio di arbitro e giudice di porta che ha rischiato di rovinare una partita che la Juventus stava interpretando benissimo. Ma la Juve è una squadra che più sanguina e più è pronta a ferire, dando sfoggio della propria invidiabile solidità mentale.
Antonio Conte, nei suoi trascorsi prima da capitano e poi da allenatore della Juve, ha incarnato come pochi altri interpreti lo spirito juventino. Testa, cuore e gambe, libro scritto in collaborazione col giornalista Antonio Di Rosa (ed edito da Rizzoli), squaderna tutto ciò che ha portato l’allenatore leccese – attualmente disoccupato – a prendersi la scena. La narrazione parte dagli esordi da giovanissimo calciatore di Antonio: il trasferimento dalla Juventina al Lecce si concretizza per otto palloni di cuoio (usati) più una piccola somma di denaro. Il resto è storia, come si suol dire: l’epilogo è rappresentato dall’attesa del fischio d’inizio dell’ottavo di finale di Champions League 2012 – 2013, a Glasgow, contro il Celtic (vinceranno i bianconeri per 0 – 3).
Gavetta (tantissima), delusioni (ematoma alla coscia, il ruolo sulla fascia che non lo divertiva), ma un’invidiabile voglia di migliorarsi e di superarsi. Da allenatore, se possibile, Antonio Conte diventa anche più efficace che da calciatore: eppure è stato il capitano della Juventus, mica uno qualsiasi…
Nel suo libro c’è questo, ma tanto altro: si tratta di una lettura imprescindibile per ogni tifoso juventino e appassionato di calcio, perché – lo ripetiamo – Conte ha davvero mostrato al mondo il concretizzarsi dello sfuggente concetto di “juventinità“.
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