Il ruolo del portiere, come si sa, è uno dei più complicati al mondo. L’estremo difensore è quello che non può commettere alcun errore in quanto, quest’ultimo, potrebbe costare il risultato. Deve essere bravo a dare la giusta grinta agli altri undici in campo, deve provocare paura agli avversari, ma soprattutto, deve essere abile nel trasmettere sicurezza ai propri compagni. Considerata la difficoltà che questo ruolo comporta già da sé, figuriamoci quanto possa essere complicato trovarsi a difendere i pali di una certa Juventus. Si rischia di incappare in paragoni pesanti, di avere troppe pressioni addosso, o nel peggiore dei casi, di non essere all’altezza.
Szczesny ha avuto una bella faccia tosta la scorsa estate: nessuno scrupolo per lui quando ha chiesto la numero 1 di Buffon. L’eredità lasciatagli da Gigi, aveva pochi precedenti. Questo soprattutto perchè, per quanto potesse essere avanti con gli anni, l’attuale portiere del PSG ha dimostrato in diverse occasioni di poter essere all’altezza di determinate competizioni. Szczesny ha avuto modo di osservarlo e studiarlo nel periodo in cui gli è stato secondo, ha appreso molto da lui ed ora si sente così sicuro di sé stesso tanto da caricarsi sulle spalle un numero pesantissimo e di non far trapelare paure o dubbi sulla sua titolarità davanti ad un secondo portiere che potrebbe insidiarlo eccome.
Paradossalmente, le partite più complicate per i portieri, sono quelle in cui arrivano pochi tiri. Stare lì, fermi per minuti e minuti e poi imbattersi in una conclusione improvvisa non è certamente semplice. Nel caso della partita di ieri sera, la Juventus ha subito ben 26 tiri, ma solo 6 di questi hanno raggiunto lo specchio di porta. In tutti e 6 i casi, però, hanno trovato il muro di Szczesny, protagonista con interventi apparentemente semplici, ma determinanti al fine del risultato. La Juventus fra i pali ha bisogno esattamente di questo, di un portiere volenteroso di diventare grande assieme ai suoi compagni, con il numero 1 sulle spalle. Il generoso rigore parato nel finale, testimonia quanto il polacco abbia voluto lasciare la propria firma sul match, mantenendo la porta inviolata a partita fondamentalmente già vinta.
Alessandro Zanzico
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