Tra le vene di Elia Petrelli non scorre sangue, ma un liquido in cui risuona costantemente e prepotentemente il rumore provocato dall’impatto del pallone con la rete in fondo alla porta.
LE ORIGINI
Elia Petrelli nasce a Cesena nell’agosto del 2001 e muove i primi passi dietro a un pallone nella Savignanese per poi passare al Ravenna; dopo un solo anno cattura le attenzioni del Cesena che ne acquisisce le prestazioni. Tra le fila del club bianconero d’Emilia, inizia il suo percorso di crescita grazie agli insegnamenti di Claudio Rivalta e Christian Lantignotti che ne migliorano il rendimento e i movimenti sul campo. A Cesena resterà per quattro anni siglando, con estrema naturalezza, un numero elevato di gol che attira gli occhi dei grandi club italiani.
Milan, Inter e Atalanta si interessano a lui, ma è il progetto Juve a convincere maggiormente il ragazzo e la famiglia. Da lì, nel 2016, il trasferimento a Torino: dal bianconero del Cesena a quello della Vecchia Signora.
IL RUOLO
Il giovane emiliano è una prima punta vecchio stampo: dominante fisicamente (alto quasi 1,90 m), ma abile nel destreggiarsi palla al piede. La sua straripante fisicità gli permette di governare le aree di rigore tenendo alla larga i difensori con estrema semplicità. Ma questo, per diventare grandi, non basta. I centravanti moderni infatti hanno l’obbligo di perfezionare le loro qualità tecniche, che Petrelli ha dimostrato di possedere con entrambi i piedi, in modo da poter dialogare con la squadra e rendersi utile non solo in fase finalizzativa. Il tutto abbinato a quell’istinto da bomber che solo i migliori hanno: farsi trovare al posto giusto nel momento giusto. E considerando le annate in bianconero (l’ultima è esemplare) il “killer instinct” non manca.
QUASI UN GOL A PARTITA
La stagione in Under 17 appena trascorsa, la seconda alla Juventus, ha messo palesemente in mostra il talento classe 2001 in zona gol. Sono stati infatti 25 i palloni infilati alle spalle dei portieri avversari in 29 presenze annuali. La media realizzativa parla da sola: 0,86 reti a partita. Con lui in campo la squadra parte quasi sempre avanti 1-0. Evidente la sua incisione sui risultati dell’Under 17 di Pedone che ha saputo valorizzare con enorme efficacia il talento a disposizione.
SOGNANDO IBRA
L’annata 2018/2019 lo vedrà protagonista in Primavera dove potrà misurarsi con avversari decisamente più alla sua portata e dove dovrà mettere in mostra quanto di buono fatto vedere finora.
Le premesse però sono evidentemente ottime, il futuro è tutto dalla sua e toccherà a lui coltivare minuziosamente il suo talento rendendolo, giorno dopo giorno, sempre più splendente. Avvicinandosi magari a quello Zlatan Ibrahimović che tanta ispirazione gli conferisce.
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