Cinque volte. E l’ultima ieri sera. Si contano sulle dita di una mano, vero: ma qui c’è sotto qualcosa. Una storia di coraggio e forse di fortuna. Pardon: probabilmente è più corretto parlare di sfortuna. Perché anche le statistiche restano basite: sfuggire alla morte per cinque volte? Si può. Per conferme, chiedete pure a Massimiliano Natalucci, quarantacinque anni e origine italianissime, precisamente senigalliesi. Vi risponderà di essere rimasto ferito, fortunatamente in maniera lieve, all’attentato al Bataclan di Parigi. E no: proprio non era il primo “uno contro uno” con la morte.
“È stato miracolato ancora una volta”, ha raccontato la sorella Federica. E il motivo per lei è presto scovato: “Fu baciato da Papa Wojtyla, in piazza San Pietro a Roma. Aveva otto anni, a quindici è sfuggito alla strage dell’Heysel, dov’era andato con nostro padre e uno zio”. E poi? Come se non bastasse, due incidenti stradali gravissimi: il primo nel gennaio del 1989, quando l’auto finì proprio nel porto di Senigallia. Tre morti, tutti studenti. Tutti amici di Massimiliano. Che a Parigi si trovava con Laura Appolloni, una delle italiane rimaste ferite – scheggia di proiettile nella spalla destra – dopo la follia omicida al piccolo teatro. Con lei aveva anche vissuto la tragedia ed il dolore di ventisei anni fa, ieri il destino ha deciso di rincarare la dose.
“Con quei ragazzi era stato fino a qualche minuto prima – ricorda la sorella – poi tornò a casa in anticipo per un’emergenza familiare”. Così, il ragazzo sfuggì ad un orribile destino. Esattamente come Laura, rimasta dunque fortemente legata a Massimiliano: tanto da raggiungerlo in Francia, anche solo per qualche giorno. Ecco: una serata diversa, un bel concerto. Poi il terrore che ritorna. “Mi hanno fatto rivivere l’angoscia dell’Heysel”, chiosa dunque Federica. Alla fine, con un mezzo sorriso, tira il sospiro di sollievo più grande della sua vita. Per la quinta volta.
Cristiano Corbo