Ciao Licht. Ultimo giorno da juventino. Un “grazie” è veramente poco

Stephan Lichtsteiner,  un nome, una garanzia, un professionista vero, un difensore d’acciaio, proprio come i suoi polmoni. Fa riflettere il fatto che, durante la campagna acquisti estiva, definita di “rifondazione”, arrivato dalla Lazio, fu accolto da un intero ambiente scettico, dubbioso riguardo le sue future prestazioni. Indelebile rimarrà il suo primo goal, nell’ esordio allo Stadium, su verticalizzazione da fuoriclasse di Pirlo. Da quel giorno, era l’11 settembre del 2011, lo svizzero si è ritagliato uno spazio costante durante l’arco delle otto primavere. In queste Lich ha vissuto, ha sudato, si è battuto per i bianconeri. Forse non è un caso, che Stephan equivalga al nome italiano Stefano, il primo martire della storia. Il giocatore della Nazione sempre neutrale, per tutte le partite, si è sacrificato per quella maglia lucente, color zebra. Una carriera importante, quella dello svizzero, condita da 201 presenze e 12 reti, 7 Serie A conquistate,  come 4 Coppa Italia e due finali di Champions League con la casacca bianco e nera. Dal primo luglio sarà un giocatore dell’Arsenal, non correrà più su quella fascia, sul manto erboso dello Stadium, sgropperà nelle praterie dell’Emirates, decollerà sul manto dei Gunners. Ciao Licht.

 

Di Francesco Rossi

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