Il coraggio di arrendersi

Eppure ci sbatti la testa. Eppure non ci dormi la notte: ti rigiri – e rigiri, e rigiri… – cercando quel sorriso sfuggito a pelo d’acqua. Il destino rimane a fissarti col ghigno beffardo di chi te l’ha fatta ancora.

Riesce costantemente a soffiarti l’ultima birra gelata, con il cinismo del più bastardo degli amici. Semplicemente, la lascia scivolare verso altre mani.

Sai benissimo che ti toglierà cento per darti almeno altrettanto. E sai ancora meglio che già ti ha dato molto di più. Ma il pensiero ti martella alle tempie col ritmo adatto per mandarti al manicomio.

Oh, tu sai pure che, in fondo, non ti cambierà la vita, assaggiarla.

Perché, sempre in un angolino remoto della tua coscienza, sei consapevole che t’è piaciuta in passato, ma non così tanto da rovinarti l’ultimo tramonto d’estate.

Dire di no è il vero grande atto d’umanità che ci rende vivi.

Chi passivamente accetta, senza soluzione di continuità, esiste. Ma vivere significa pure sbattere la porta in faccia a un sogno troppo lontano.

Serve il coraggio di essere codardi: meglio, il coraggio di arrendersi. Il coraggio di guardare negli occhi il futuro e strappargli la promessa di nuove emozioni e traguardi.

A Gianluigi Buffon non servono consigli, tantomeno da chi scrive. Ma Gigi è uno di famiglia, per chi respira quest’aria. E sì, sotto sotto, c’è da dirlo: vederlo con una maglia diversa rovinerebbe un po’ la favola.

Non cancellerebbe l’amore, non farebbe svenire quello che s’è vissuto, né toglierebbe un granello di maestosità alla grandezza dell’ultimo dei fuoriclasse bianconeri.

Però una poesia tocca il sublime sul finire, che trascende dalla penna senza fiatare. Continuare a macchiare il foglio sarebbe solo un inutile spreco d’inchiostro e bellezza.

Quella brutta stronza dalla silhouette seducente, nonostante le “grandi orecchie”, probabilmente merita di restare dov’è: nei ricordi andati, nei desideri irrealizzati. Lo chiudiamo qui, questo poema, Gigi?

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