Quando immagini la fine di un’avventura la vedi quasi sempre lontana da te, una visione quasi utopica di un futuro che pensi non possa appartenerti. Poi però si avvicina, inesorabilmente, e allora capisci che la gestione migliore per evitare di essere emotivamente travolto è prenderne coscienza andando alla ricerca della parte gioiosa dell’epilogo di una storia entusiasmante: il saluto e la gratitudine.
Stephan Lichtsteiner e Kwadwo Asamoah chiudono la loro avventura in bianconero dopo sette anni, il primo, e sei, il secondo. Calcisticamente parlando una vita; e quella bianconera è stata una bella vita, di quelle da raccontare ai nipotini, piene di soddisfazioni e insegnamenti.
Da quell’11 settembre 2011, quando il treno svizzero ha trasformato in rete la palombella di Andrea Pirlo realizzando il primo gol ufficiale nell’allora Juventus Stadium, ne è passato di tempo. Tempo ritmato dalla conquista di tanti trofei: sette scudetti, quattro coppe Italia, tre supercoppe italiane. 201 partite con la Juventus: tutte di corsa, tutte continuamente di corsa.
Emblema dello spirito bianconero, protagonista di tante battaglie in giro per l’Europa a difesa di quei colori che tanto ama e che ha deciso di non tradire.
Dedizione e sacrificio: caratteristiche comuni tanto a Lichtsteiner quanto ad Asamoah.
Il tuttofare originario di Accra decise di presentarsi come il compagno di spogliatoio elvetico. 11 agosto 2012, Pechino, supercoppa italiana contro il Napoli: traversone di Vidal e sinistro al volo che fulmina il portiere avversario.
Da lì in poi un susseguirsi di cavalcate e inserimenti, da mezzala, esterno di centrocampo o terzino: sempre a disposizione, onorando ogni falcata con quella maglia che gli ha cambiato la vita.
Due esempi di professionalità, due capisaldi dello spogliatoio che ha vinto tutto quello che c’era di vincere in Italia abbattendo ogni tipo di record.
Stephan Lichtsteiner e Kwadwo Asamoah salutano il mondo bianconero con qualche lacrima sì, ma con un sorriso smagliante stampato sul viso in ricordo di tutto quello che è stato.
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