I campi di provincia, segno distintivo della Serie A

Regola aurea della storia è che una vicenda o un processo avvenuti una prima volta, si possono ripetere. Ciò a dire che se nel passato del calcio nostrano campi come Catanzaro o Ascoli ricordano sorprese scritte negli annali, così altri campi di provincia continuano a nascondere insidie ed amare sorprese. Chi scrive lo fa per chi ha orecchie per intendere ed occhi per osservare, delle vittime di limiti ideologici non gliene cale. Chiaro?

Il campionato italiano non è certo il più appagante dal punto di vista dello spettacolo, sia perchè la mentalità è volta a distruggere più che a costruire, sia perchè gli arbitraggi stanno concedendo troppo agli “scarponi”, sia perchè non si dà mai nulla per scontato; ma proprio per ciò che è stato appena detto, risulta il più duro ed imprevedibile.

La carta è una cosa, ma il campo può rivelarsi tutta un’altra. Soprattutto se si gioca la quarta partita in 10 giorni, tra cui un ritorno di Champions League con qualificazione centrata, un recupero di campionato e 2 gare di “regular season”. Anche i campioni sono fatti di carne ed ossa e dentro la scatola cranica pure loro hanno un cervello che si logora e che si stanca, con piena leggittimità.

Se poi l’approccio è morbido per appannamenti vari e non feroce come fino al match precedente, succede che la squadra di provincia prenda coraggio. Per vincere? Nemmeno per sogno, solo e soltanto per salvare la pelle, chè è già come vincere. E poi, di fronte alla Juventus vale di più. Non si augura la retrocessione alla S.P.A.L., ma se dovesse accadere, a Ferrara si consolerebbero col punto portato via alla Juve. Così va il mondo del pallone in Italia.

Si dà il caso che anche i solisti di spicco cicchino una partita, è umano e non da playstation. Che tenerezza ed ingenuità da parte di coloro che dietro la prova opaca di Dybala e Higuain ci vedono la carenza di gioco. Per davvero, costoro avrebbero bisogno di tante coccole e ciucci in bocca. Se non fosse per Messi, quante partite in meno vincerebbe il Barça? E se si toglie CR7 al Real, i blancos serabbero gli stessi? Pure il Tottenham, mediocre squadretta inglese per questi teneri virgulti, segnerebbe alle calende greche privo di Kane. E allora di che parliamo? Del fatto che una compagine possa sopperire all’assenza di campioni con il solo gioco? Andatelo a spiegare a Lobanowski, ma si risparmi a colui che scrive, una simile panzana. Anche Sacchi sarebbe uno sconosciuto se non avesse incontrato sul suo cammino Gullit e Van Basten. E la nebbia di Belgrado…

In estrema sintesi, al cospetto degli estensi la Juve ha voluto fare il Napoli, come il Napoli aveva voluto fare con la Juve al San Paolo. Presa di posseso del campo, prova di forza a tutto campo, modulo offensivo (poi dicono che Allegri sia “cagon”, bah!) 4.2.3.1 sbilanciato in avanti, 3 punte anzi 4 (Marione per Asa). Errore del mister: chi ha mai detto che si diventa più pericolosi con più punte in campo? Questo è il vero problema per chi mastica di calcio, mica 2 o 3 in mezzo al campo, suvvia.

Come il Napoli, si è detto. E buon per la Juve che la S.P.A.L. ha in comune con i partenopei solo i colori sociali. Perchè se avesse calato in campo la qualità che Pipita e compagni hanno calato al San Paolo, ieri sera la Signora sarebbe tornata a casa con un occhio nero e lividi vari. A Catanzaro, Mammì castigò la presunzione bianconera, ad Ascoli i ragazzi terribili di Rozzi sparigliavano spesso il settebello ai danni della Juve. E’ già andata bene così:  i ferraresi hanno fermato Lazio, Inter e perso solo 1 a 0 a Napoli. Segno che gli spallini hanno dei valori di cui Allegri ha parlato per tutta la vigilia, mentre l’attenzione era tutta rivolta al Real Madrid. Ciò non toglie la delusione, ma dà ad essa una chiave di lettura che la rende superabile. Sempre che si voglia immediatamente voltare pagina e non passare il tempo della sosta a ruminare sull’inutilità del rimpianto.

Immagini tratte da   ferrara24ore.it   e   storiedicalcio.altervista.org

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