Il 13 agosto scorso, a Roma, la quarta Juventus della gestione Allegri dimostrava, come in poche altre circostanze, di essere in balia della squadra avversaria. E la Lazio, dal canto suo, iniziò a proporsi come realtà – più che sorpresa – della stagione che sarebbe iniziata di lì a poco. Ci fu un aspetto in particolare capace di spiazzare gli spettatori e gli addetti ai lavori: la superiorità tecnico-tattica dei biancocelesti a centrocampo e la conseguente facilità nel giostrare all’interno della voragine di spazio che si veniva (troppo) spesso a creare tra la linea difensiva bianconera e la mediana formata da Khedira e Pjanic. Oggi pomeriggio, però, Lazio – Juventus dovrebbe presentare uno scenario diverso, anche grazie alla presenza di un giocatore diverso: Blaise Matuidi.
MATUIDI SA COPRIRE AMPIE PORZIONI DI CAMPO
Nelle 20 partite disputate (non tutte interamente), il francese ex PSG può vantare un’invidiabile percentuale di contrasti vinti pari al 46%. Ma, a dimostrazione dell’incredibile capacità di Matuidi di essere ovunque, viene in soccorso un’immagine esemplificativa, offerta dal sito di statistiche calcistiche sofascore.com. Nel dettaglio, questa è la heatmap stagionale del centrocampista bianconero:
Se i numeri non mentono mai, le immagini sanno spesso essere anche più chiare: il numero 14 della Juventus ha trascurato ben poche zone del rettangolo verde. Non è inusuale, infatti, vederlo scorrazzare da una parte all’altra con una velocità di poco inferiore rispetto a quella del pallone, pur di offrire il proprio generoso contributo alla causa.
MATUIDI E IL NUOVO EQUILIBRIO DEL 4-3-3 DELLA JUVENTUS
Quanto realmente è mancato Matuidi contro il Tottenham, probabilmente, lo sa soltanto Allegri. Anche se non lo dà a vedere e, ovviamente, non lo ammetterà mai. Per ovviare al possesso palla veloce e tecnico degli Spurs, l’allenatore della Juventus ha provato a reinventare Douglas Costa nel ruolo di mezzala sinistra, senza ottenere i risultati auspicati.
Perché Matuidi sta dimostrando, senza troppe esagerazioni, di essere uno dei pochi davvero insostituibili all’interno della rosa bianconera (l’altro che viene in mente è Pjanic, del quale manca un sostituto impeccabile al suo pari).
Nella sfida di Supercoppa, la mediana a due Khedira – Pjanic entrò in grossa difficoltà contro Milinkovic-Savic e Parolo, contribuendo – assieme alla difesa – a lasciare troppo campo per permettere all’estro di Luis Alberto di sbocciare in tutta la sua essenza più pura. Eccessiva la distanza tra i reparti: gli strascichi di Cardiff sembravano netti, tant’è che ben presto si presentarono dubbi sull’effettiva tenuta di un tale centrocampo.
E l’acquisto di Matuidi arrivò puntuale, pochi giorni dopo: abituato, da sempre, a giocare da mezzala, il francese rappresentava il tassello che mancava ad un reparto che, altrimenti, rischiava di andare troppo spesso in affanno.
Ma Matuidi è sempre al posto giusto al momento giusto, come una madre che guarda da lontano il proprio piccolo, lo lascia sbagliare giusto un pochino per poi entrare in gioco, in maniera giudiziosa, salvando la situazione. Non gesti (o gesta) straordinari, ma tante piccole cose che un occhio distratto farebbe passare in secondo piano. Ma solo compagni e allenatore sanno quanto indispensabili siano la sua bravura nel chiudere le linee di passaggio, o ancora la sua propensione ad accorciare sul portatore di palla avversario, togliendogli un tempo di gioco.
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