Nicolò Fagioli ha trascorso un periodo decisamente difficile, legato al problema avuto con la ludopatia, e si è raccontato senza filtri in ‘Fragile’. Ecco alcune delle sue parole nel documentario sulla sua storia.
Nicolò Fagioli ha trascorso purtroppo un periodo tutt’altro che semplice nel corso della passata stagione. Prima il vortice delle scommesse, poi la lotta contro la ludopatia (che sta ancora combattendo), in seguito la squalifica e l’assenza dal campo. La Juventus gli è stata vicina ma di sicuro il momento per lui non è stato semplice. Ecco allora cos’ha raccontato in ‘Fragile’, il documentario che ha portato a Venezia la sua storia.
Il percorso che Fagioli sta seguendo è ancora lungo e ci vorrà altro lavoro con lo psicoterapeuta e tanta forza di volontà per restare lontano da quel buco nero che lo ha inghiottito per tanto, troppo tempo. Nessuno dimenticherà il pianto disperato del ragazzo al momento della sostituzione in Sassuolo-Juventus: lì per lì il riferimento è andato all’errore commesso in campo in occasione del gol dei neroverdi. Ma poi si è scoperto che dietro quelle lacrime si celava molto di più.
Un problema ben più grande che ha portato il calciatore ad essere minacciato e poi a dover scontare i debiti con la giustizia sportiva. Ecco, tutto questo è raccontato in ‘Fragile’ dove a parlare è anche lo stesso calciatore: le sue parole hanno colpito parecchio.
Fagioli si racconta senza filtri in ‘Fragile’: ecco come tutto è iniziato e come si è evoluto pericolosamente
Nicolò Fagioli, in ‘Fragile’ il documentario realizzato dalla Juventus e portato alla Mostra del Cinema di Venezia, ha raccontato: “All’inizio non giocavo per soldi, non avevo bisogno di soldi. Giocavo per l’adrenalina che mi dava, questo era il problema principale“.
E poi ha aggiunto: “Facevo anche 12/13 ore attaccato al telefono e passavano come fossero 2 o 3 ore. Non te ne accorgevi proprio che il tempo passava così veloce“. Un vortice oscuro che lo ha risucchiato in un meno che non si dica, rivelandosi presto purtroppo un incubo.
“La puntata più alta – ha continuato il giocatore della Juventus – che ho fatto è stata di 10mila euro una volta. Non era tanto la puntata ma la frequenza. Mi avevano scritto ‘Ti spezziamo le gambe prima che vai a Siviglia, non giocherai quella partita lì’. Non potevo nemmeno dire chi mi minacciava o sapere cosa dovevo fare e con chi. È brutto essere minacciati da persone che nemmeno sai chi sono”.