In esclusiva a SpazioJ abbiamo avuto il piacere di intervistare Giovanni Albanese, giornalista al seguito della Juventus per Sportitalia e Gazzetta.it.
All’indomani del ritorno alla vittoria della Juventus – in Coppa Italia – contro la Lazio, a SpazioJ abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva Giovanni Albanese. Da anni al seguito della Vecchia Signora, ai nostri microfoni ha fatto il punto sulla stagione dei bianconeri, sul futuro di Allegri sulla panchina della Juventus, sull’addio di Manna, sui giovani pronti a fare il salto in prima squadra e tanto altro.
ESCLUSIVA SJ – Giovanni Albanese sulla stagione della Juventus: “Il crollo non è iniziato dopo l’Inter”
Qual è il tuo parere sulla stagione a due facce della Juventus?
Io credo che la Juventus l’estate scorsa fosse ben consapevole delle difficoltà che avrebbe potuto incontrare nel corso dell’anno. La prima parte della stagione è stata positiva perché a un certo punto si era creato un clima e una sfida positiva tra l’allenatore – che indicava il quarto posto come obiettivo alla portata – e l’ambizione dei calciatori all’interno dello spogliatoio che stavano costruendo un sogno molto più grande rispetto all’obiettivo minimo.
Nella seconda parte della stagione, in particolare negli ultimi due mesi, ci sono delle difficoltà evidenti ed è inevitabile che il punto di partenza di questo crollo non sia da indicare tanto alla sfida contro l’Inter, ma alle settimane di avvicinamento allo scontro diretto. Dopo l’Inter probabilmente ci si è rilassati un po’ troppo nel pensare che l’obiettivo della Champions League fosse già acquisito. Così non è e io credo che negli ultimi due mesi siano venuti fuori i limiti di una rosa che ha poca esperienza, ma anche le difficoltà del tecnico a trovare delle contromisure utili per evitare una crisi così profonda.
Credo che la partita di Coppa Italia possa dare un minimo di apertura verso qualcosa di migliore rispetto a quello che abbiamo visto nell’ultimo periodo, però è solo un segnale e servono delle ampie conferme a partire da domenica contro la Fiorentina perché adesso la classifica comincia a diventare brutta.
Allegri avrebbe potuto evitare questa crisi facendo altre scelte tecniche, come un maggiore minutaggio a Yildiz o preferendo Rugani ad Alex Sandro ad esempio nella partita contro l’Empoli?
Io non ne faccio una questione di scelte perché comprendo che Allegri da manager abbia sempre avuto il dovere di far mantenere all’interno del gruppo quell’equilibrio che magari una squadra giovane presa dall’entusiasmo potrebbe perdere di vista. Io ne faccio una questione di lettura dei momenti.
La Juventus per diverse settimane nella prima parte della stagione ha trovato equilibrio e ha trovato continuità rispetto ad alcuni risultati. È chiaro che un allenatore così esperto abbia il dovere di impattare in maniera consistente su una rosa così giovane. Il crollo bisognava prevenirlo e, dopo averlo vissuto, bisognava comunque porre delle contromisure per gestire quest’emergenza.
Le contromisure non sono arrivate e dopo due mesi ci ritroviamo a commentare una classifica che nel giro di poche settimane è stata completamente capovolta in negativo. Credo che questo vada a palesare delle responsabilità nette da parte dell’allenatore proprio perché stiamo parlando di un allenatore esperto che ha il dovere di incidere molto di più su una squadra così giovane. In un anno in cui hai avuto le settimane lunghe per lavorare, nella seconda parte della stagione devi raccogliere i frutti di un lavoro cominciato l’estate scorsa. Quest’involuzione è molto grave.
ESCLUSIVA SJ – Giovanni Albanese sul futuro di Allegri: “I segnali che colgo mi portano a pensare che si vada verso un cambiamento”
Al termine della stagione, Allegri e Rabiot resteranno alla Juventus?
La percezione è che la Juventus possa cambiare la guida tecnica in estate nonostante Allegri abbia un contratto che scade nel 2025. I segnali che colgo mi portano a pensare che si vada verso un cambiamento, nonostante le smentite dei dirigenti che continuano a rinnovare la fiducia ad Allegri.
Per quanto riguarda Rabiot bisogna aspettare. Lui è molto legato ad Allegri, l’estate scorsa ha fatto una scelta mirata alla permanenza di Allegri. È però altrettanto vero che qualora arrivasse Thiago Motta, che resta il primo candidato nel caso in cui la Juventus dovesse decidere di cambiare allenatore, le cose potrebbero cambiare poiché il tecnico del Bologna è da sempre un riferimento per Adrien Rabiot. Potrebbe quindi sfruttare la proroga del decreto crescita per altri due anni e decidere di rimanere alla Juventus.
Qualora il tecnico toscano venisse esonerato, chi lo sostituirebbe?
Credo che la Juventus abbia fatto ricadere la scelta su Thiago Motta. Oggi lui è l’allenatore emergente più pronto per il salto in un top club avendo avuto anche già esperienze in un top club. Tutto questo mi porta a pensare che la Juventus lo abbia individuato come la nuova guida tecnica dovendo dare seguito all’idea di dover valorizzare i giovani. Credo si andrà verso questa direzione.
Anche i risultati al Bologna gli stanno dando ragione, nonostante una rosa decisamente inferiore rispetto a quella che ha a disposizione Allegri alla Juventus. Eppure adesso i bianconeri si ritrovano a lottare per il terzo-quarto posto con il Bologna. Alla luce di tutto questo, Thiago Motta sta dimostrando di avere le carte in regola per un grandissimo percorso da allenatore.
ESCLUSIVA SJ – Giovanni Albanese sul finale di stagione: “Bisogna dimostrare di essere all’altezza della Juventus”
Nelle prime partite della stagione fino alla sconfitta per 4-2 a Reggio Emilia contro il Sassuolo, la Juventus era parsa nettamente più brillante sul piano del gioco rispetto alla scorsa stagione. Secondo te Allegri dopo quella gara ha prevalso sui componenti del suo staff come ad esempio Magnanelli?
I discorsi relativi ai singoli all’interno dello staff sono da congelare, mi sono sembrate più interpretazioni varie che hanno tenuto su uno spettacolino tra chi supporta Allegri e chi non vuole vederlo sulla panchina della Juventus a prescindere dai risultati. Credo tutto questo sia stato negativo per l’andamento del percorso stagionale della Juventus.
Nel momento in cui la Juventus si è trovata a poter passare in testa alla classifica, lì è scattato qualcosa nella testa di tutti nel voler dimostrare di avere le condizioni per overperformare rispetto a quello che era il potenziale della rosa.
A Lecce, che secondo me è la prima partita in cui sono arrivati brutti segnali, la Juve ha vinto nella seconda parte del match ed è passata in testa alla classifica ma è stato un primo tempo molto brutto. In quella partita non ci furono né Rabiot né Chiesa, che erano stati lasciati a casa non con sufficienza ma con la serenità che si poteva andare lì a vincere la partita essendo solo la Juventus.
Nelle ultime settimane tutto il gruppo di lavoro a volte ha lasciato a desiderare, non nell’impegno ma nell’efficacia di ottimizzare il lavoro svolto dall’inizio dell’anno. È chiaro che la crisi non si è risolta ieri e adesso servono delle conferme, ma questa squadra deve finire la stagione con la dimensione e la storia che ha la Juventus.
A proposito di dimensione e storia della Juventus, da quali pilastri dovrebbe ripartire Giuntoli e l’intero staff dirigenziale in vista della prossima stagione?
Queste settimane di difficoltà devono servire per dimostrare cos’è la Juventus. C’è un finale di stagione che offre a tutte le componenti della Juventus l’opportunità di dimostrare di essere all’altezza della dimensione della Juventus.
Oggi non c’è la possibilità di ripartire da zero o cambiare tutto. È quindi ancora più importante che i giocatori in primis dimostrino da qui a fine stagione di meritare un posto nel nuovo ciclo. È per questo motivo che l’involuzione che c’è stata negli ultimi mesi è preoccupante. Aldilà dell’allenatore, che ha delle responsabilità e sono palesi, ci sono tutte le altre componenti della Juventus che oggi sono messe di fronte alle proprie responsabilità: dai giocatori ai dirigenti.
ESCLUSIVA SJ – Giovanni Albanese sull’addio di Manna: “Inciderà sicuramente”
Dalla prossima stagione la Juventus può tornare a lottare per lo Scudetto? Se sì, come?
Questo è l’auspicio, ma la realtà – da un paio d’anni a questa parte – è che la Juventus riesca a reggere per metà di una stagione e questo non basta. Bisogna lavorare alla struttura portante, alle colonne e ai pilastri: non è un discorso che riguarda solo la squadra, ma credo che abbracci un po’ tutti i componenti.
È chiaro che ci si aspetta molto da Cristiano Giuntoli. Gli ultimi due mesi di crisi non devono cancellare tutto il lavoro svolto nell’arco della stagione, ma i segnali arrivati nell’ultimo periodo sono brutti. Sembra che qualcuno abbia pensato di poter permettersi di staccare prima la spina dando per scontato che alcuni obiettivi minimi fossero acquisiti ma così non è. Questa Juventus non può peccare di presunzione perché storicamente non rientra nel DNA del club.
Quanto inciderà l’addio di Manna?
Io credo che Manna abbia dimostrato in questi anni di avere competenze e qualità. La Juventus ha dimostrato di credere davvero nella valorizzazione dei giovani, non solo giocatori ma anche tecnici e dirigenti. Manna sta cogliendo l’opportunità che gli offre il Napoli. De Laurentiis ha scelto lui con un contratto di 5 anni. È un’opportunità che bisogna cogliere.
Il suo addio inciderà sicuramente perché stiamo parlando di un dirigente che si è formato alla Juventus dal 2019 a oggi vivendo anche i momenti difficili e dimostrando di saperli affrontare. È sicuramente una perdita per la Juventus.
ESCLUSIVA SJ – Giovanni Albanese sui giovani: “Muharemovic e Comenencia sono pronti per la prima squadra”, poi sul futuro di Hasa
Come valuti il lavoro compiuto negli ultimi anni da Allegri riguardo la valorizzazione dei giovani?
Allegri negli ultimi anni ha provato a rimanere in linea con le richieste del club dando spazio ai giovani e valorizzarli secondo il loro percorso. Quando si parla di Juventus bisogna capire quali sono i momenti della stagione, le partite e le fasi in cui un giovane rischia più di bruciarsi che fare esperienza.
Negli ultimi due mesi, nel pieno della crisi, non mi ha convinto il modo in cui Allegri ha inserito alcuni giovani perché in alcune circostanze è parsa più la volontà di ostentare l’inserimento del giovane. Al tecnico toscano riconosco la capacità storica di lanciare i giovani, l’ha sempre fatto: dal Cagliari a oggi. Negli ultimi anni ha dato seguito alle richieste del club. Il tema non è Allegri valorizza i giovani o meno, ma come la Juventus sta valorizzando i giovani da un po’ di tempo a questa parte.
Secondo te, chi sono i giovani della Next Gen che sono ormai prossimi al salto in prima squadra?
Hasa avrebbe le qualità, ma c’è una situazione contrattuale che va risolta. Al momento c’è qualche problema per il rinnovo del contratto. Io credo che Muharemovic sia un difensore capace per puntare a un prossimo salto così come Comenencia che è stato acquistato l’estate scorsa e ha le qualità per puntare al salto. Sekulov, al netto dell’errore contro la Lazio, ha fatto un percorso netto che lo spinge sicuramente in una massima serie. In Primavera la Juve ha scelto di giocare con i “sottoetà” e molte volte si ritrova in campo con giocatori che hanno due-tre anni in meno rispetto agli avversari. Questo in una categoria come la Primavera, incide molto. Sono convinto però che il tempo possa dare ragione alla politica del club.
Queste le parole rilasciate da Giovanni Albanese ai nostri microfoni.