Cristiano Giuntoli è ospite al Festival dello Sport di Treno: le sue dichiarazioni.
Il Festival dello Sport di Trento è alle battute conclusive. Quest’oggi, terminerà l’evento organizzato dalla Rosea che è iniziato nella giornata di giovedì. Tra i vari ospiti che hanno partecipato ce ne sono stati vari che conoscono molto bene l’ambiente juventino.
Tra questi rientrano Antonio Conte, che ha partecipato nella serata di venerdì, mentre ieri hanno partecipato Giuseppe Marotta, Andrea Pirlo, Claudio Marchisio e Andrea Barzagli. Oggi, invece, è il turno di Cristiano Giuntoli.
Le parole di Giuntoli al Festival dello Sport
Di seguito le parole di Cristiano Giuntoli rilasciate al Festival dello Sport.
Sulla passione per la Juventus
Il pullman mi ricorda grandi viaggi da Prato per la Juventus, viaggi di un bambino che sognava molto. La passione per il calcio e per la Juventus nasce dal bar di mio nonno. La prima volta allo stadio era a Bologna, prendemmo tanta acqua con mio padre. Mi ricordo immagini vaghe ma non la partita.
La prima partita era una a Pistoia con gol di Cuccureddu con dei miei amici, in situazioni in cui si doveva stare zitti e non esultare.
Sulla Juventus del passato
La Juventus che ho amato di più era quella di Platini, Zoff… Già da piccolo sapevo la formazione completa, quella fu una grande squadra ma anche quella di Lippi fu l’emblema del club, una squadra molto aggressiva con grande spirito. Marcello fece un grande lavoro e quella Juve rappresenta lo spirito giusto della Juve.
Le vittorie hanno tutte grande fascino, in tutte le categorie perché si cala nella dimensione e il noi ti fa vivere emozioni incredibili, dal Carpi in Serie A allo scudetto col Napoli. La più importante è sempre la prossima.
Sul centenario degli Agnelli.
Durante il centenario di agnelli ero molto emozionato. Parlare di un calciatore che mi piaceva del passato è riduttivo. Del Piero, Baggio e Platini erano meravigliosi e hanno reso noi juventini onorati di tifarla.
Sulla passione del padre.
Mio padre è stato molto importante, era un fanatico della Juve. Aveva solo quella direzione, io anche se appassionato avevo una visione a 360 gradi. Me lo ricordo molto volentieri, mi manca la condivisione con lui di questi momenti.
Sul calcio moderno.
Il calcio moderno sta un po’ tornando quello del mio tempo, quando giocavo. Era uno sport maschio, ora ci sono anche le protezioni del caso.
Sul passato da calciatore.
Mi aiuta aver fatto il calciatore poiché fare tante partite aiuta a capire tanti piccoli dettagli. Una volta con Albiol gli dissi che aveva sbagliato, lui mi disse “come fai a capire?” Io risposi che avevo giocato tante partite al nord, lui veniva dal Real Madrid.
Sulla scelta di entrare nel mondo del calcio.
C’è un momento in cui uno deve prendere una strada e io ho scelto la strada della mia più grande passione.
Una strada tortuosa, piena di punti di domanda. La mamma non era molto contenta, ma la mia testardaggine mi ha ripagato.
Sulla decisione di diventare dirigente.
Negli ultimi anni che giocavo mi sono accorto che ero diventato un punto di riferimento per il mister, per i compagni, per il presidente: facevo gestione senza accorgermene. Per tutti rappresentavo un punto di riferimento, in modo naturale.
Sulla Juventus.
Non mi piace molto apparire, mi piace dare forza al noi è agli altri perché penso sia il modo corretto di vivere. La Juventus inizia con Ju e finisce con us, è il senso che do al tu e al noi. Me l’ha fatto notare una persona all’interno della società ed è una cosa molto carina.
Sulle chiamate di notte.
Io non vado a letto presto, mi capita di chiamare agenti e collaboratori, anche i tecnici. È un momento in cui sono da solo con me stesso. Dalle undici all’una di notte. Con il mister Allegri ci vediamo spesso quindi non c’è bisogno di chiamarlo di notte.
Sullo scudetto del Napoli.
Lo scudetto è stata una grande soddisfazione. C’è una programmazione avvenuta da sempre. Quando arrivammo con Sarri trovammo una squadra con elementi importanti creata da Benitez. Fummo bravi a lavorare nel primo ciclo, il secondo ciclo prendemmo alcuni giocatori ma l’undici titolare era lo stesso.
Di Lorenzo, Zielinski, Meret e Mario Rui arrivarono prima, erano da tempo dentro il progetto. Luciano ha usufruito di un lavoro egregio fatto anche da Gattuso.
Anche l’anno precedente allo scudetto avevamo l’infortunio di Osimhen e Di Lorenzo, anche l’anno prima eravamo convinti di potercela fare.
Su De Laurentiis.
Aurelio con me è stato straordinario, lo ringrazio perché ha fatto un’azione di coraggio incredibile. Fu un veggente a vedere questo giovane dirigente dal Carpi. Non è quello che appare, con me è stato sempre molto carino. Ci siamo insegnati un sacco di cose, c’era un grande rapporto con lui.
Sulle importanti cessioni a Napoli.
Al Napoli ho trovato calciatori molto bravi, alcuni come Koulibaly ci sono stato tanti anni. Si diventa un po’ come un fratello maggiore o come un padre, quando ci si distacca è difficile. Quando scendono in campo si porta il sentimento di quelli che stanno vicini. Giocatori come Insigne, Callejon, Mertens e Pepe Reina mi hanno dato tanto e li ringrazio ma il club dopo il covid aveva bisogno di cambiare. C’è stato dispiacere quando abbiamo lasciato certi giocatori, ma sui nuovi ragazzi eravamo sicuri.
Le dichiarazioni di Giuntoli sulla Juventus
Su Allegri.
Ho avuto grandi rapporti con tutti gli allenatori, la fortuna di un club sia avere un grande allenatore ma anche di proteggerlo, è un mestiere difficile e a me piace aiutarlo. Per fare questo è importante conoscerlo e avere un confronto per capire qual è la strada giusta per tutti
Con Allegri non ci conoscevamo, mi ha sorpreso la grande personalità che lo accomuna ai grandissimi allenatori ovvero coloro che fanno fare alla squadra quello che vuole senza creare l’alibi. Deve avere la personalità e il carattere di portarlo a fare quello che vuole lui. Allegri nonostante i successi lavora come fosse il primo giorno e da quel punto di vista mi ha stupito profondamente.
Sul mercato di gennaio.
In questo momento stiamo andando nel percorso, abbiamo deciso di valorizzare tutti i ragazzi a disposizione. Ci stiamo in parte riuscendo, la strada è quella giusta. Vedremo fino a gennaio se e come intervenire, per ora pensiamo solo alla prossima partita.
Riguardo il progetto della Juventus.
Del progetto Juve mi ha convinto la passione per questo club e poi il fascino di un club importante a prescindere, nonostante il momento complicato visto anche il momento attuale in Premier e Medio Oriente. La Juve è sempre la Juve e torneremo a fare quello che abbiamo sempre fatto.
È una bella sfida perché ci dobbiamo ricollocare, abbiamo in progetto di tornare al nostro livello cercando di fare un calcio competitivo e sostenibile perché in questo momento in Italia bisogna lavorare così. Ci vuole rispetto per i nostri tifosi e noi non vogliamo crearci limiti. Un tempo sarebbe limitante, non vogliamo metterci limiti. Dobbiamo lavorare ogni istante, cercando di fare le cose corrette per riportare la Juve dove merita.
Sul DNA della Juventus.
Il DNA juventino è la cultura del lavoro che ho trovato. Mi hanno messo subito a mio agio, ho trovato un club che ha volontà di fare cose importante pensando che il quotidiano sia un mattone per costruire la casa e riportare la Juve dove merita. Dobbiamo coltivare tutto ciò. Mi ha sorpreso la grande disponibilità da parte di tutti, io sono arrivato da solo perché i dirigenti erano più o meno gli stessi del passato. Mi hanno accolto come un fratello, ho trovato valori come voglia e determinazione che dobbiamo esaltare.
Sulla rosa a disposizione.
Abbiamo già numerosi giocatori italiani, che dovranno portare a coloro che vengono dall’estero i valori della Juventus. In questo mercato dobbiamo pensare a mercati esteri e meno battuti per avere equilibrio tra competitività e sostenibilità.
Sull’Arabia Saudita.
L’incursione dell’Arabia Saudita va pensata in positivo. Sono iniezioni di denaro, sono risorse in più che stanno arrivando. Vedremo prossimamente come si svilupperà.
Sulla Next Gen.
Avere dei giovani costruiti in casa è molto importante per non avere spese folli, ma anche perché i ragazzi dall’estero possano capire i valori della Juventus e così aumenta il senso di consapevolezza e appartenenza che è molto importante. Abbiamo giovani come Iling, Soulé, Huijsen e Yildiz che sono molto promettenti, siamo fiduciosi per il loro futuro. Il nostro calcio nel dopo covid è stato difficile quindi la realtà della Next Gen penso possa essere il futuro. Già l’Atalanta l’ha fatto e magari in futuro anche il Milan.
Sull’obiettivo della Juventus.
L’obiettivo è sempre vincere le partite, da lì non si scappa. Per vincerne tante bisogna capire le cose non fatte e valorizzare le cose buone per riprenderle. Quando parlo di analisi della partita parlo di quello. Noi non vogliamo essere solo fortunati, per creare una squadra che ci darà soddisfazione dobbiamo analizzare molto bene.
Sulla squadra.
Ho trovato una squadra molto più giovane rispetto all’anno scorso, ha già preso intensità e aggressività che il mister ha già cavalcato. Questi periodi di aggressioni vanno portati a lunghi periodi durante tutta la partita, c’è sempre la volontà di migliorare e si migliora, come detto, analizzando le partite. Dobbiamo mettere le partite sull’aggressività e intensità in tutto.
Sui numeri.
I numeri sono migliori come punti e prestazioni rispetto all’anno scorso, si può fare meglio ma la strada intrapresa è quella giusta.
Sulla lotta scudetto.
Ci sono dei progetti partiti prima di noi come Milan, Inter e Napoli. Noi ci siamo prefissati per prima cosa di crescere e tornare in Champions. Non dimentichiamoci che la Juventus è arrivata terza ma esclusa per altri motivi. Tornare in Champions ci permetterebbe di avere introiti ed esaltare ancora di più i nostri giocatori, poi vedremo in primavera quello che abbiamo fatto.
Sul caso Fagioli.
Siamo molto dispiaciuti per Nicolò, noi abbiamo avvertito la procura e il giocatore si è reso subito disponibile. Il nostro compito non è solo punirlo come giusto che sia ma dobbiamo rieducare il sistema specialmente per il futuro.
Su Milan-Juventus.
Milan-Juve sarà una partita molto bella. Non guardo più le partite dalla panchina, le vedo più un alto perché il ruolo me lo impone. Si soffre di più da quella posizione, in panchina ho visto molto e giocato tanto e ho una percezione differente del campo. Si soffre di più ma non mi faccio trasportare dalle emozioni specialmente per il commento a caldo in cui bisogna essere il più calmo possibile per avere un quadro più lucido delle cose.
Sul suo lavoro.
Sono molto curioso e spesso mi confronto coi collaboratori e cerco di parlare un po’ di tutto. Quando sono referente di una proprietà devo sapere tutto ed è giusto avere un controllo e un confronto su tutto, bisogna avere specialmente il confronto per vedere meglio le cose.
Sull’atteggiamento della squadra.
Dobbiamo mantenere questa mentalità di affrontare le partite senza paura. Una squadra piena di giovani deve avere comunque piglio e voglia di vincere. La partita col Milan è importante non per i punti perché è presto, ma per l’autostima.
Sul valore dei giocatori della Juventus.
Noi crediamo molto nei nostri calciatori che pensiamo siano di primo livello, vogliamo crescere con loro. Questo calcio frenetico ci fa essere frettolosi, bisogna avere anche calma e pazienza e sfruttare al massimo le qualità e le caratteristiche all’interno della squadra.
Sulle condizioni di Chiesa e Vlahovic.
Chiesa non so come stia, lo vedremo nelle prossime ore. Vlahovic sta meglio, ha fatto qualche passettino con la squadra e crediamo di poterlo schierare presto.
Sul mercato di gennaio.
Prima dobbiamo vedere come si ripresentano i nostri giocatori, anche quelli che hanno giocato meno come Iling e Nicolussi. Poi vedremo se a gennaio prendere qualcuno, quella sessione non è mai facile. Non prometto niente ma noi saremo molto vigili e attenti.
Questo l’intervento integrale di Cristiano Giuntoli al Festival dello Sport.