“Calcio Femminile modesto”, in Italia c’è più voglia di criticare che di migliorare

Ho guardato il primo tempo di InterJuventus. Posso dire che il calcio femminile offre uno spettacolo davvero modesto o passo per un pericoloso oscurantista solo perché non mi piace e ho il coraggio di dirlo?”.

È stato questo il commento di Fabio Ravezzani su Twitter. Una sentita e ragionata polemica, coronata da un sottile seppur provocatorio sarcasmo, fatta dal giornalista dopo il match di Coppa Italia femminile, in cui l’Inter ha poi pareggiato con la Juve.

Delle severe ma giuste parole, qualcuno potrebbe dire, sempre ammettendo che la realtà dei fatti sia davvero così lineare e senza possibilità di evoluzioni future.

Un fenomeno, il calcio femminile, che sembrerebbe del resto allargare sempre più i suoi margini di consenso, con un numero di seguaci in progressiva crescita in tutto il mondo. Eppure, se il calcio femminile estero, da quello degli Stati Uniti a quello inglese, tende a mantenere una degna capacità di attrazione, ritenuta interessante come le competizioni maschili, certo non può dirsi lo stesso per il calcio italiano.

Il calcio femminile uno sport professionistico: un importante ma piccolo passo avanti per la Nazionale

Una situazione in cui interviene quale ulteriore dimostrazione anche la stessa resa ufficiale del professionismo calcistico femminile, verificatasi solo di recente. Dal 1° luglio 2022 il calcio femminile è infatti diventato uno sport professionistico, portando così con sé importanti cambiamenti per diversi campionati principali.

Un significativo passo avanti per la Nazionale, priva fino a qualche anno fa di risultati tali da poter contestare il successo di altre squadre, dalla Germania alla Francia. Una differenza che per tanto tempo in Italia era tuttavia da attribuire più alla mancanza delle giuste attenzioni per l’area calcistica femminile, riservate a quella maschile.

Juventus Femminile
Juventus Femminile

Una differenza che diventa del resto evidente se si confronta la collocazione delle squadre italiane rispetto a quelle estere. Se si considera infatti il Ranking FIFA maschile, con l’Italia scivolata verso l’ottava posizione al termine dei Mondiali, si vede di contro il Ranking FIFA femminile tendente invece a relegare l’Italia al di sotto della 15° posizione.

A dominare stabilmente in testa ci sono gli USA, con a seguire Germania e Svezia e l’Inghilterra al quarto posto. Una realtà, gli Stati Uniti, in cui, mentre le donne risultano le migliori al mondo, gli uomini sono invece di livello decisamente inferiore nel calcio rispetto ad altri Paesi.

Una condizione che non può che essere dovuta al peso e alla popolarità del calcio tra le ragazze americane, per le quali è notevolmente più diffusa che tra i ragazzi. Potrebbe ricordare qualcosa?

Ben poco spazio per uno “spettacolo” fin troppo “modesto”

Una netta discrepanza tra i due mondi calcistici, maschile e femminile che, nonostante i risultati raggiunti, si mantiene tuttavia ancora alquanto evidente in Italia. Un contesto ancora piuttosto controverso, in cui però il traguardo del professionismo rappresenta almeno una chance offerta tanto al calcio femminile quanto allo stesso settore calcistico per ampliarsi.

Nonostante anche gli investimenti nei confronti di questo nuovo mondo siano in crescita, è pur vero che permane imperterrito un grande ostacolo, sostenuto da chi forse non riesce a riconoscere un altro volto del calcio, se non come storicamente maschile.

Se da un lato c’è così chi guarda con indifferenza o sdegno il calcio femminile, perché ritenuto incapace di raggiungere un adeguato livello di potenza e velocità, dall’altra se ne dà così poco spazio in Italia da rendere quasi impossibile realizzare il livello di spettacolarizzazione atteso.

Da qui il passaggio da un calcio femminile a uno “spettacolo modesto” diventa inevitabilmente breve. Un motivo che renderebbe così commenti di determinati personaggi, anche di spicco del mondo del calcio e dell’informazione, non tanto dei potenziali “pericolosi oscurantisti” agli occhi della critica, quanto piuttosto degli osservatori di un sistema di cui loro stessi fanno parte.

Certo, si tratterebbe in ogni caso di una realtà in germe da vedere più nelle sue entusiasmanti fasi di crescita che nelle lacune ancora da colmare. Ma questo è forse tutto un altro discorso.

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