In un momento storico così delicato ci sono anche note liete per la Juventus.
Una di queste è il rientro a pieno regime di Federico Chiesa. L’azzurro è tornato a disposizione di Max Allegri dopo dieci mesi da quello sfortunato Roma–Juventus, giorno dell’infortunio al crociato del ginocchio sinistro.
Ora Chiesa vuole guardare al presente e riprendersi La Vecchia Signora, ma senza dimenticare il suo percorso riabilitativo. Un cammino pieno di insidie che verrà raccontato per filo e per segno sul docufilm “Back on Track”, disponibile da venerdì 3 febbraio su Prime Video.
Il numero 7 ha voluto introdurre il documentario in un’intervista a La Gazzetta dello Sport, nella quale ha sintetizzato le tappe del suo recupero:
“Ci sono stati tanti momenti difficili, il più duro quando mi hanno confermato la rottura del crociato. In questi 10 mesi ho dovuto superare tanti ostacoli. Prima il dolore post intervento, poi le 6 settimane di stampelle: il traguardo sembrava veramente lontano. Quando ho ricominciato a correre ci sono stati problemi, che in una riabilitazione così lunga e dopo interventi di questo tipo possono capitare. Ho visto il mio obiettivo allontanarsi, però non ho mollato. Sono sempre stato consapevole che dovevo tornare a giocare. Sono abituato ad andare oltre le difficoltà, l’ho sempre fatto nella mia carriera”.
Una riabilitazione che poteva causare problemi anche a livello psicologico oltre che fisico, a cui Chiesa ha così risposto:
“È stata dura per entrambi gli aspetti. All’inizio il dolore era così intenso che facevo fatica ad alzarmi dal letto. Oggi posso dire che mi è stato utile, perché sono maturato. Andare al campo ogni giorno, provare a fare un esercizio in più per vedere i miglioramenti: tutto questo mi ha aiutato tanto anche a livello umano”.
I rispettivi infortuni hanno impedito a Chiesa di ritrovare il vecchio compagno di reparto alla Fiorentina: Dusan Vlahovic. I due potrebbero creare una coppia stellare ma dall’arrivo in bianconero del serbo non c’è ancora stata occasione, anche a causa dell’indisponibilità recente del numero 9. Un tandem che potrebbe ricordare quello che sta brillando a Napoli, su cui il campione d’Europa ha detto:
“La coppia Osi-Kvara è una delle più forti della A, sono tutti e due in grande forma e soprattutto hanno trovato affiatamento giocando insieme dall’inizio della stagione. Io e Dusan abbiamo avuto dei problemi, ma tra noi alla Fiorentina c’è sempre stata una grande complicità che speriamo di ritrovare alla Juve. Mi è dispiaciuto non esserci contro il Monza soprattutto perché erano tornati Vlahovic e Pogba. Ho avuto un problema al flessore, nulla di preoccupante. Contro la Lazio in Coppa Italia ci sarò”.
Il figlio d’arte si è poi spostato sul rendimento tutt’altro che positivo della sua Juventus, condizionato anche dalle vicende extra campo:
“Ha ragione il mister, dare il massimo in campo è il nostro dovere. Nelle ultime partite non ci siamo riusciti ma stiamo cercando di capire come possiamo migliorare: abbiamo perso aggressività e non abbiamo più creato, subendo troppo gli avversari”.
Lo sguardo del classe 1997 è rivolto solo ed esclusivamente al presente, senza guardare ad un ipotetico futuro con la maglia bianconera e la fascia di capitano al braccio:
“Alla fascia non penso, mi preme solo tornare in forma per fare bene e dare una mano. Abbiamo un bel gruppo di italiani che vengono dal settore giovanile, giocatori di prospettiva come Miretti e Fagioli, naturalmente Locatelli. Il resto lo dirà il tempo, ci manca ancora l’esperienza di Chiellini e Bonucci ma dobbiamo pensare solo a migliorare”.
Oltre ad Allegri, chi ha sentito veramente la mancanza di Chiesa è la Nazionale. In molti ora si chiedono come sarebbe finita qualora Federico sarebbe stato in campo in quell’apocalittico 24 marzo 2022 in Italia–Macedonia. Anche lo stesso attaccante sembra rimpiangere la sua assenza:
“Contro la Macedonia avrei voluto dare una mano ai miei compagni, ma purtroppo non è stato possibile. Ora dobbiamo puntare all’Europeo 2024“.
L’ex Fiorentina ha presentato il suo docufilm anche a Sky Sport. Occasione per ricordare che come lui anche papà Enrico è stato vittima di un grave infortunio. Per entrambi è servito un aiuto speciale oltre che cure mediche:
“Papà purtroppo si è rotto due volte il tendine rotuleo, me lo ha raccontato e quando mi sono rotto il crociato mi ha detto: vabbè meglio che il tendine rotuleo. Invece mia madre che aveva passato il calvario di mio padre la prima cosa che mi ha detto è stata: nel calcio succede, ora ti devi rimboccare le maniche e tornare. Mi sono stati vicini loro, i mie fratelli e la mia fidanzata, devo dire grazie a tutti. Può essere stata anche una fortuna il fatto che mio padre avesse vissuto un momento così nella sua carriera perché mi ha dato molto consigli e continua a darmeli perché devo convivere con piccoli fastidi. Con la partita contro il Monza non ci sono stato per un affaticamento al flessore sinistro del ginocchio operato. Il mio obiettivo è giocare con continuità ed esserci ad ogni partita. Tornare in forma e avere i 90 minuti nelle gambe”
Francesco Flaùto
This post was last modified on 1 Febbraio 2023 - 12:51