All’indomani della sentenza della Corte d’Appello Federale in casa Juve è buio pesto. I 15 punti di penalizzazione e la quasi sicura estromissione dalla prossima Champions League suonano davvero come la fine di un’era.
La Juve dovrà nuovamente risorgere dalle sue ceneri, come fece 11 anni fa con il primo dei nove scudetti post Calciopoli.
Juve, usciremo a riveder le stelle
Fa male. Poco altro da dire. Fa male perché si ripensa alla Juve dei nove scudetti, ma soprattutto a quella dei primi anni della gestione Agnelli/Marotta: forte, vincente, affamata e col bilancio sempre in positivo.
Una Signora che faceva invidia a tutti: operaia quando doveva, sfarzosa quando poteva; capace di attirare grandi campioni ma anche di valorizzare chi si distingueva più per impegno e dedizione che per estro e talento.
Fa male perché si era riusciti a ripartire dopo il disastro Calciopoli: cinque anni infernali, forse i più brutti della recente storia bianconera, erano stati il viatico per arrivare all’esplosione contagiosa dei nove scudetti.
Poi l’ossessione Champions League, l’operazione Cristiano Ronaldo e il tragico ingresso sulla scena del Covid-19.
“Quando sei arrivato in cima puoi solo scendere“, recita una celebre frase scandita nella Serie Tv “Romanzo Criminale“.
La Juve pian piano è scesa, fino al tonfo di ieri, dopo aver toccato le vette del calcio mondiale.
Sarà stato un peccato di arroganza, o forse di immaturità: la sconfitta con il Barcellona nel 2015 e soprattutto quella contro il Real due anni dopo hanno portato a far prevalere il sentimento sulla ragione. E così tutto, pian piano, si è sgretolato.
Che sia questo allora il fondo da cui ripartire.
L’imperativo è rialzarsi: per farlo sarà indispensabile la stesura di un programma ben definito e scelte oculate sul mercato.
Una nuova alba la si deve a tutti quelli che negozierebbero ogni cosa ma non l’amore per la Juventus.
Per quella storia altalenante, tra il bianco e il nero, fatta di estasi e dannazione ma tenuta viva da una costante: l’amore della sua gente.
Usciremo a riveder le stelle, Signora.
PIERFRANCESCO VECCHIOTTI