Era la prova del nove. Perché non potevano bastare 8 successi consecutivi, ottenuti perlopiù con il minimo scarto, a decretare la rinascita di una squadra che da troppo tempo fatica a dimostrarsi all’altezza della sua storia.
Napoli-Juve, i motivi del tracollo bianconero
Era la prova del nove. Ed è stata fallita miseramente. Di contro un Napoli troppo più forte, troppo più determinato, troppo più bravo a rendere la partita la sua partita.
Gli uomini di Spalletti si sono dimostrati impeccabili in tutte le fasi: riconquista del pallone, gestione del possesso e finalizzazione. Con quei due diavoli lì davanti a sublimare il lavoro di un team assemblato come meglio non si potrebbe.
La Juventus, dal canto suo, ha perso sotto ogni punto di vista. Individualmente e di squadra. Ha perso Allegri, incapace di trovare una soluzione al rebus partenopeo e ha perso Bremer, in un confronto con Kim – anche lui arrivato in estate – dimostratosi impari.
Ma la Signora, con la sconfitta di ieri sera, ha perso soprattutto quelle poche certezze costruite nelle otto vittorie precedenti. Serviva la nona, quella più importante, contro la prima della classe. Per dimostrare a tutti che forse la Juve era pronta a riprendersi lo scettro. Così non è stato.
Da oggi si riparte con un carico di dubbi immenso e – si spera – tanta voglia di fugarli. Uno ad uno. Per arrivare almeno a nove. Questa volta per davvero.
PIERFRANCESCO VECCHIOTTI