La Juventus si appresta a vivere un periodo complicato, a causa dell’Inchiesta Prisma che vede coinvolti gli ormai ex membri del CDA.
Plusvalenze, manovra stipendi, sono tante le accuse mosse dalla Procura di Torino che tengono in ansia i tifosi bianconeri.
La redazione SpazioJuve ha contattato in esclusiva l’avvocato Paco D’Onofrio per provare a far chiarezza sugli eventuali rischi, in ambito della giustizia sportiva, riguardanti il club bianconero.
Qual è il peso/valore in sede dibattimentale delle intercettazioni che stiamo leggendo sui giornali, nelle ultime settimane?
“Le intercettazioni sono un elemento di prova molto significativo, in un’attività d’indagine prima e nella fase processuale poi, ma devono essere considerate nella loro integralità. Una frase, decontestualizzata e stralciata, può assumere un senso diverso da quello effettivamente percepito dall’ascolto completo di una conversazione. Il processo, giudiziario e non mediatico, è proprio la sede nella quale si compie questa più ampia e decisiva valutazione”.
In merito alle plusvalenze, la giustizia sportiva si era già espressa tempo fa, assolvendo la Juventus e le altre società coinvolte, alla luce di queste intercettazioni, il filone dell’inchiesta relativo alle plusvalenze potrebbe riaprirsi dal punto di vista della giustizia sportiva?
“Solo se dovessero emergere fatti e circostanze nuovi, cioè se dall’indagine penale dovessero emergere accordi contrattuali dubbi, che non erano stati portati all’attenzione della Procura Figc nel corso del precedente procedimento conclusosi con un’assoluzione sportiva. Credo si tratti di un’eventualità improbabile”.
Alcune delle accuse mosse dalla Procura di Torino ai dirigenti della Juventus sono: false comunicazioni sociali, aggiotaggio, falso in bilancio e poi il filone relativo alla “manovra stipendi”. Nel caso in cui venissero confermate, potrebbero tramutarsi in un illecito sportivo? A quel punto, cosa rischierebbe la Juventus dal punto di vista della giustizia sportiva?
“Non esiste una specularità tra le contestazioni in sede penale e quelle, per ora eventuali, in sede federale, poiché i due ordinamenti, statale e sportivo, perseguono finalità diverse ed hanno norme non sempre coincidenti. Quindi, la gravità e la numerosità delle contestazioni penali non hanno una piena corrispondenza in ambito federale, in questo come in molti altri casi.
L’art. 31 del Codice di Giustizia Sportiva della Figc, per le irregolarità contabili, il c.d. illecito amministrativo, eventualmente accertate dal Tribunale federale, prevede esclusivamente un’ammenda per la società e la sanzione della retrocessione nei soli casi in cui l’artificio contabile, dimostrato dalla Procura federale, fosse stato necessario per l’iscrizione al campionato, quasi impossibile da ipotizzare in Club con una significativa liquidità e possibilità di ricapitalizzazione come la Juventus.
Poi c’è l’ipotesi sanzionatoria consistente in un’ammenda, o nei casi più gravi in punti di penalizzazione, se una Società ha disposto pagamenti e gestito gli stipendi dei calciatori violando norme federali (allora) vigenti, che però dovranno essere specificamente individuate. Il periodo di riferimento, infatti, è quello dell’emergenza sanitaria della primavera del 2020, la cui eccezionalità comportò necessariamente per le Società una rinegoziazione in deroga degli accordi con i propri calciatori, anche per l’anomala proroga della durata della stagione sportiva, che terminò ad agosto e non a fine giugno, come contrattualmente previsto.
Sarebbe utile, per avere un quadro d’insieme dei modelli organizzativi e contabili adottati, sapere quali diverse modalità di accordi con i propri calciatori abbiano impiegato le altre Società in quel periodo così drammaticamente anomalo”.
Ultimamente, si leggono interpretazioni “catastrofiste” in merito agli eventuali rischi cui andrebbe incontro la Juventus dal punto di vista sportivo. Si parla anche di rischio retrocessione in B, si sente di escludere questa ipotesi?
“L’ipotesi potrebbe ricorrere solo se si dimostrasse innanzitutto l’effettiva irregolarità contabile contestata e poi che senza di questa la Juventus non avrebbe avuto la disponibilità economia necessaria per iscriversi al campionato, eventualità che nei grandi Club è davvero remota, considerando anche la solidità finanziaria delle proprietà”.
Nel caso in cui dovesse essere dimostrata una condotta fraudolenta da parte dei dirigenti della Juventus, la società bianconera potrebbe essere considerata “parte lesa” in quel caso?
“La proprietà, per quanto è dato leggere, ha pubblicamente espresso solidarietà e riconoscenza ai dirigenti uscenti, nella convinzione che abbiano agito sempre in buona fede e nell’interesse della Società”.
Una parte dell’inchiesta riguarda la famosa “Carta Ronaldo”. A tal proposito, il Collegio Sindacale della Juve ha reso nota la richiesta dei legali del portoghese di avere accesso agli atti, in quanto “creditore” nei confronti della Juve. Questo potrebbe peggiorare la situazione della Juventus oppure è ininfluente ai fini dell’inchiesta?
“Si tratta di circostanze che non necessariamente aggravano la situazione, ma certamente contribuiscono a renderla più complessa, benché l’iniziativa, per quanto è dato sapere, riguardi solo la probabile pretesa creditoria di un ex dipendente e non già una contestazione di presunte irregolarità”.
L’UEFA, giorni fa, ha comunicato di aver aperto un’indagine nei confronti della Juventus. Atto dovuto?
“La rilevanza della vicenda e l’ampiezza delle contestazioni sui bilanci che riguardano anche spazi di competenza della Uefa, non costituiscono certamente un elemento di colpevolezza, ma hanno comprensibilmente convinto della necessità di avviare un’ulteriore indagine, oltre quella della Figc”.
Nel caso in cui dovesse essere accertato l’illecito sportivo, con annesse sanzioni per la Juventus dal punto di vista sportivo in campionato, quali sanzioni rischierebbe il club bianconero da parte dell’UEFA? L’esclusione dalle Coppe Europee è un’ipotesi da tenere in considerazione, come l’annullamento dei termini discussi in merito al settlement agreement?
“Ci muoviamo sempre lungo l’impervia e spesso fallace traiettoria delle ipotesi e delle supposizioni, anche perché, tranne le istituzioni procedenti e le persone coinvolte, nessuno è effettivamente a conoscenza degli atti ufficiali, o quanto meno nella loro completezza.
Certamente queste sanzioni rientrano in quelle astrattamente irrogabili dalla Uefa, ma l’esercizio della prudenza in casi complessi come questo non è mai inutile e, dunque, il fatto che siano previste determinate sanzioni, peraltro molto ampie nella loro declinazione afflittiva, non significa che vengano effettivamente applicate, senza una certa verifica dei presupposti.
Teniamo conto che sia la Figc che la Uefa, come sempre avviene per diversità di ordinamenti, se decideranno di procedere, dovranno pronunciarsi ben prima del giudice penale, senza cioè poter avere la certezza dei fatti che solo un Tribunale statale può garantire.
Che succederebbe se la Uefa dovesse escludere la Juventus dalla Coppe europee, con conseguenti ingenti perdite economiche per il Club, sulla base di responsabilità successivamente non confermate dal giudice statale? La questione è molto complessa e va amministrata con estrema prudenza”.
La vicenda Superlega può influire, secondo lei, in merito all’eventuale giudizio dell’UEFA?
“Si tratta di una vicenda formalmente distinta, ma che, per coincidenza di parte dei protagonisti, indubbiamente costituisce un elemento di ulteriore complessità della pendenza, quanto meno finché non ci sarà la sentenza della Corte di Giustizia UE che, in un senso o nell’altro, farà chiarezza sulle ragioni invocate dalle parti”.
I legali della Juventus hanno depositato una richiesta ufficiale per trasferire gli atti presso la Procura di Milano (in alternativa Roma). Questo perché Milano è la sede della Borsa. Secondo lei, questa richiesta può essere accettata? Nel caso, dal punto di vista tecnico cosa comporterebbe? La Juve può trarne vantaggio in qualche modo?
“La richiesta avanzata è ricorrente in ambito processuale e attualmente si attende una decisione della Corte di Cassazione.
In caso di rigetto, la Procura di Torino e quindi la sede giudiziaria piemontese sarebbe pienamente legittimata a continuare nella propria azione istituzionale; diversamente, in caso di accoglimento, il procedimento si sposterebbe di competenza a Milano, con salvezza degli atti d’indagine compiuti.
Questo non costituisce tecnicamente un vantaggio, anche se mediaticamente potrebbe erroneamente essere considerato tale, poiché l’individuazione di una sede giudiziaria non risponde a logiche di convenienza, ma solo a criteri di competenza territoriale, corrispondenti ad un principio di rango costituzionale, quello del giudice naturale precostituito per legge”.
Le dimissioni dell’intero CDA, sono stati interpretate quasi come un’ammissione di colpevolezza. Lei che idea si è fatto? Sono arrivate per evitare la reiterazione del reato?
“Indubbiamente un atto di responsabilità, compiuto in un momento di sospensione del campionato di calcio e, quindi, con una minore ricaduta traumatica sulla squadra che, alla ripresa del campionato, si troverà gestita da dirigenti differenti rispetto al passato.
Non escludo, tuttavia, che nel campo delle ipotesi possa essere considerata anche quella per cui la scelta sia maturata in considerazione delle indagini in corso e dell’impegno processuale che i dirigenti coinvolti saranno chiamati a sostenere e che, probabilmente, avrebbe impedito loro di assicurare un gestione serena ed efficace della Società“.
La redazione di Spazio Juve ringrazia l’avvocato D’Onofrio per la disponibilità. Intervista a cura di Milena Trecarichi.
This post was last modified on 8 Dicembre 2022 - 19:29