Una delle trattative di mercato, della scorsa estate, più discusse è stata sicuramente quella legata a Paul Pogba e al suo ritorno alla Juventus.
Dopo la prima esperienza in bianconero, dal 2012 al 2016, il centrocampista ha deciso di tornare a Torino, dopo l’esperienza al Manchester United.
Purtroppo, però, fino ad ora non ha potuto calarsi del tutto nella seconda esperienza juventina, a causa di un infortunio subito ad agosto e che lo ha costretto a saltare questo inizio di stagione.
Adesso è quasi pronto e sta facendo di tutto per rientrare e dare una mano ai suoi compagni.
A parlare del ritorno del francese in bianconero, ma anche di tanto altro, ci pensa Rafaela Pimenta, ex braccio destro di Mino Raiola e attuale agente di tanti giocatori, tra cui proprio Pogba, assistiti fino a qualche tempo fa da Raiola.
Sulla brutta avventura di Pogba per questioni legate ad amici e parenti: “Un problema non raro
fra i calciatori, quello di vivere situazioni di tensione o di ricatto. Vengono minacciati perché sono soggetti molto esposti. Ho visto di tutto, soprattutto ricatti: i giocatori hanno paura a denunciare queste cose perché temono il danno di immagine o si vergognano. Così tacciono e vivono situazioni di stress incredibile, rischiando di compromettere le prestazioni o addirittura di infortunarsi.
Tacendo peggiorano la situazione perché un buon agente li può sempre aiutare. Quando Paul finalmente ha deciso di farsi aiutare ha migliorato la situazione e ha capito che c’era una soluzione“.
“Adesso la situazione è in mano ad avvocati. Paul adesso ha fatto tutto quello che doveva fare. Sì, forse poteva dirmelo prima ma lo capisco. Perché non è facile parlare di queste cose e spesso cerchi di risolverle da solo, perché ti vergogni, perché hai paura. Ma quando Paul ha deciso di parlare, le cose si sono avviate verso la soluzione. Succede molto più spesso di quanto voi immaginiate e infatti con Paul abbiamo pensato a un progetto: sviluppare una piattaforma di dialogo e appoggio per la salute mentale di un calciatore, anonimo per dare consigli, perché non sempre i calciatori sono in grado di superare certi problemi”.
Su come stia adesso Pogba, a prescindere dall’infortunio: “È entusiasta. Il superpotere di Paul è quello di superare le difficoltà con una forza incredibile e una grande positività. C’è stato un momento, qualche settimana fa, nel quale mi ha detto: “Rafaela, basta. Io non voglio pensare più a niente, mi concentro sul mio ginocchio e sul recupero, perché voglio tornare a giocare”. E così ha fatto: sono sicura che non ha più ascoltato nessuno e non ha più sentito niente, perché lui è capace di escludere il mondo e concentrarsi solo su un obiettivo“.
Sul ritorno alla Juve: “È successo tutto ad aprile, quando Arrivabene e Nedved sono venuti a Monte-Carlo a vedere il Masters 1000 di tennis. Sono passati qui in ufficio, abbiamo chiacchierato un po’ e io ho detto loro: perché non fate Pogba? E loro hanno detto: “Certo! Per noi si può fare domani, lui verrebbe?”. E io ho risposto: “Chiamiamolo”. E così è andata…».
“Paul era felice, ui ci tiene alla Juve. Aveva altre ipotesi in ballo, ma quando ha sentito la parola Juve le ha messe immediatamente da parte. Lui ama questo club e ama l’Italia. Questo perché la Juventus gli ha dato momenti meravigliosi e le più grandi felicità. Poi sa, il giocatore rimarrà sempre legato al
club dove compie il salto da sconosciuto a grande giocatore, per Paul la Juventus significa tantissimo. Da quando è andato via dalla Juventus ha sempre guardato le partite della Juventus e soffriva ed
esultava per loro. Non ho mai sentito Paul parlare male della Juventus“.
“Non vedeva l’ora di chiudere la trattativa. Mi chiedeva in continuazione: quando vado alla Juve? Quando vado alla Juve? Era carico da matto. Settimane passate così… e poi arriva e si fa male. Un dispiacere immenso“.
Sulla decisione di non operarsi: “La Juventus è stata molto corretta a lasciargli la libertà di decidere, perché il ginocchio è suo. Ora, lui non è un dottore e non lo sono neppure io. Abbiamo sentito molti specialisti, la maggioranza di loro suggeriva l’operazione, alcuni avevano ipotizzato una terapia conservativa. Ovvio che quando tu vorresti evitare l’operazione sei selettivo nell’ascolto e tendi andare retta a quelli che dicono: terapia conservativa… ha provato ed è andata male“.
“Non voleva sottoporsi all’intervento perché era convinto che con la terapia conservativa
sarebbe rientrato prima. E lui aveva l’obiettivo di rientrare il prima possibile per mettersi al servizio della squadra. Per fortuna ora è finita. Tornerà presto in campo per la sua Juve“.
This post was last modified on 17 Ottobre 2022 - 16:47