Rodrigo, batti un colpo! Che fine ha fatto il vero Bentancur?

Nella disastrosa partita di ieri sera il nome che, suo malgrado, è spiccato negativamente è quello di Rodrigo Bentancur. Il suo è stato un errore troppo grave per poter essere giustificato e giustificabile. Un errore che, a un minuto dall’inizio della partita, ha tagliato le gambe ad una Juventus già scesa in campo con un piglio presuntuoso e superficiale. A dirla tutta, le prestazioni dell’uruguagio con l’arrivo di Pirlo in panchina non sono mai state eccelse: i suoi pregi così profondamente marcati con Sarri hanno lasciato spazio a prestazioni ordinarie, senza luci e con troppe ombre all’orizzonte. Si ricordano davvero poche gare degne di nota per quello che soltanto qualche mese fa veniva considerato un astro nascente, il futuro della mediana bianconera.

Una preoccupante parabola involutiva

Sappiamo bene che dall’apoteosi della celebrazione alla gogna mediatica spesso vi è un attimo. La stessa Juventus nel corso degli anni ne è stata vittima: Pirlo soltanto due settimane fa era riuscito a trovare una costanza di rendimento, ora non sa dare un’identità alla squadra. Ronaldo per qualche partita non segna? È un giocatore finito. Bastano un paio di risultati positivi o prestazioni convincenti a renderti “invincibile”, ne bastano altrettante negative però per screditare quanto di buono fatto e detto in precedenza. È un gioco delle parti da sempre dettato dai risultati, indice primario di giudizio.

Quella di Bentancur però è una parabola che non può evitare di essere citata e analizzata. La differenza tra il giocatore che abbiamo visto ieri sera e quello che ammiravamo nella scorsa stagione è preoccupantemente abissale. L’involuzione avvenuta in questi mesi è sotto gli occhi di tutti e la sua leadership accumulata partita dopo partita nel corso di questi anni è andata via via scemando. Ed è un vero peccato considerando le doti del ragazzo. Perché il numero 30 bianconero non è quel giocatore indecorosamente etichettato dai mass media ieri sera. Solo chi ha la memoria corta o chi ragiona per partito preso, infatti, non può non ricordare quanto Rodrigo fosse importante nella zona nevralgica del campo e quanto la sua presenza fosse imprescindibile per i bianconeri.

Problema di testa?

Sin dall’arrivo di Pirlo in panchina si è percepita un’incongruenza tattica tra quelle che erano le sue idee di gioco e le caratteristiche del centrocampista. Le prime panchine sembravano follia ad inizio stagione: tutti pensavano ad una mediana che dovesse essere composta da lui e dal neo arrivato Arthur. Poi l’esplosione di McKennie, tanto rapida quanto impronosticata e il definitivo cambio modulo nell’attuale camaleontico 4-4-2. Bentancur, nel frattempo, macina minuti e chilometri e scala le gerarchie dell’allenatore, ma è lampante che ci sia qualcosa che non va in lui. Questo Bentancur sembra spento, lontano parente di quello che fu. Poche galoppate palla al piede, pochi break vincenti, poche giocate degne di nota. Troppi falli ingenui, troppi cartellini, troppe sbavature.

Quella di ieri sera poi è la rappresentazione primaria di quanto la testa sia fondamentale in questo sport. Le leggerezze si pagano care, soprattutto in una competizione come la Champions League. Rodrigo ha bisogno di ritrovarsi soprattutto a livello mentale, deve capire che giocare nella Juventus vuol dire anche questo, che le critiche fanno parte del gioco se svolte in maniera costruttiva. E un ragazzo che calcava il campo della “Bombonera” a solo diciassette anni ha personalità e la forza mentale per uscirne fuori.

I tifosi e la società aspettano ora il vero Bentancur. Con l’assenza di Arthur il suo ruolo è ancor più fondamentale in questo momento così delicato della stagione. Ora c’è bisogno di quel salto di qualità che tutti si aspettavano potesse compiere già a inizio stagione. Il percorso di crescita è ormai ultimato, quindi, Rodrigo, batti un colpo, affinché tutte queste parole non siano solo un semplice ed effimero ricordo.

Michele Lettieri

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