Federica Russo, portiere della Riozzese Como, classe 1991, torinese di nascita e tifosa juventina da sempre. Ha vestito per due stagioni la maglia bianconera, vincendo due Scudetti ed una Coppa Italia.
La scorsa stagione ha giocato nel Napoli Femminile, conquistando la promozione in Serie A. Questa stagione si è riavvicinata a Torino scegliendo di vestire la maglia della Riozzese Como. Federica Russo si è raccontata in esclusiva alla nostra Miriana Cardinale.
Si dice che a Napoli piangi due volte: quando arrivi e quando vai via. Confermi questo detto? Raccontami l’esperienza a Napoli.
“Io confermo il detto. Quando arrivi giù devi abituarti a ritmi diversi e a modi di fare completamente diversi che però ti scaldano il cuore. I napoletani hanno un modo di fare che non puoi non trovarti bene. Quando vai via ti manca, Napoli è una città che ti rimane nel cuore. Finché non la vivi non puoi sapere quanto ti possono dare, io mi sono trovata benissimo, è stata una bellissima esperienza.”
Il prossimo avversario della Juventus sarà il Napoli sabato, come vedi questa sfida? Chi secondo te può rivelarsi decisiva in questa partita?
“Ho visto le partite del Napoli, i primi temi hanno sempre fatto bene. Meritano di stare in categoria e dispiace per i pochi punti che hanno. Le partite spesso le perdono per rigori o falli banali. Ovviamente affrontare la capolista e campionessa d’Italia in carica non è semplice. La Juve andrà a Napoli per vincere e per far bene, senza prenderle sotto gamba. Secondo me Caruso sarà decisiva: sta segnando molto e si rivela fondamentale per Rita Guarino, se non Arianna magari qualche difensore da calcio d’angolo.”
Sei arrivata a Como, obiettivo Serie A, domenica avete vinto un match chiave per la promozione. Come ti trovi a Como e cosa ti ha spinta a scegliere Como?
“Io voglio giocare con continuità e volevo andare in una società che puntasse a vincere e volesse fare bene. Sono anche più vicina a casa e riesco a tornare a casa a Torino più spesso. Mi piaceva il progetto Como e loro volevano che io fossi parte di questo progetto, quindi ho scelto di andare a Como. Il presidente qua è d’oro, ci tiene alle giocatrici, cerca sempre di farci stare bene. Se noi riusciamo a portare il risultato a casa lui ci da tutto quello che può. Sulla carta siamo una squadra forte, mi dispiace solo per i punti che abbiamo perso per strada. Speriamo però di ripartire dalla partita di domenica che ci ha dato molto morale.”
Parliamo del tuo ruolo: il portiere. Come mai hai scelto di giocare in porta? Spesso ti trovi ad essere solo e ad avere grandi responsabilità, per citare un tuo detto in napoletano: “se sbaglia il portiere non lo salvano nemmeno i pompieri”. Hai mai sentito il peso di questa responsabilità?
“Già da piccolina mi piaceva stare in porta, è una questione di feeling. Non avevo paura di ricevere pallonate o di sbucciarmi le ginocchia. Quando ho iniziato a giocare nella Femminile Juventus Torino mancava il portiere, ai tempi io ero molto timida e quindi ho chiesto a mia mamma se avrebbe potuto chiedere lei al mister se avessi potuto fare il portiere. Da lì non mi sono più tolta dalla porta, secondo me per alcuni ruoli devi nascere, non devono importelo, io già mi sentivo che avrei fatto il portiere.
Io ogni partita sento il peso della responsabilità però mi stimola sempre a far meglio per tenere su la squadra e a prendere meno gol. Fare una buona gara per me e per la squadra, mi sprona a dare sempre di più.”
Nel suo libro Barbara Bonansea racconta di quando al tuo compleanno ha esultato dedicandoti il gol con una maglietta particolare. Raccontamelo.
“Sono passati parecchi anni, ho presente però la scena: Barbara segna e inizia a correre verso il centrocampo, ma non avevo pensato fosse riferito a me. Poi alza la maglietta e c’era scritto “Tanti auguri polpetta”, non me la aspettavo proprio. Barbara era molto timida, ai tempi non mostrava quasi mai i sentimenti, quindi sono contentissima che mi abbia dedicato una rete. Io e lei ci conosciamo da 11 anni, abbiamo giocato 3 stagioni insieme al Torino più due insieme alla Juve. Per me non è una compagna di squadra ma per me è l’amica.”
Sempre nel libro Bonansea racconta che la sua esultanza con la X è piaciuta a te e da lì è diventata la sua esultanza fissa. Cosa ci hai visto?
“Un’altra bella storia (ride ndr): noi dicevamo sempre “a sfregio”, lo dicevamo per ogni cosa e ci faceva sempre ridere. Un giorno eravamo in pullman e parlando Girelli aveva la sua esultanza e quindi dicevamo a Barbara che doveva trovare un’esultanza anche lei. Allora ragionano ho detto a Bonansea che avrebbe potuto esultare facendo questo famoso “a sfregio” e ho imitato un gesto con le mani simile al suo. A lei è piaciuto e poi questa croce con le mani che fa davanti a sé è diventata la sua esultanza. “
Tra il gruppo delle “giovani” sei molto amica di Lisa Boattin, parla di lei in campo e fuori.
“Mi ricordo quando Barbara (Bonansea ndr) era andata in vacanza con Lisa, ma io ancora non la conoscevo e in ogni foto che vedevo chiedevo a Barbara chi fosse questa ragazza, lei ogni volta armata di pazienza mi spiegava che era Lisa Boattin quella che giocava con lei a Brescia. Quando poi l’ho vista la prima volta ho capito chi fosse questa famosa Lisa. Da subito abbiamo legato, lei inizialmente è un po’ riservata ma se capisce che può fidarsi dell’altra persona si apre molto. Hai presente la frase celebre che dice: “fai della tua passione il tuo lavoro e non lavorerai nemmeno un giorno della tua vita?” Ecco, io credo che lei lo incarni appieno.
A livello calcistico penso di non aver mai visto una persona che si impegna e dà così tanto come fa lei. Lei non molla mai, durante gli allenamenti da sempre il massimo perché poi la domenica da ancora più del massimo. Lei ama il calcio e ama quello che sta facendo, vuole arrivare ed è focalizzata sull’obiettivo, è proprio una sua passione che viene da dentro. Penso potrebbe e anzi dovrebbe essere l’esempio per molte ragazze. E’ l’esempio di atleta e calciatrice che tantissime persone dovrebbero seguire.”
Ultimamente Martina Rosucci, tua grande amica, è stata messa in discussione da alcuni per le “scarse” prestazioni. Alcuni addirittura non la ritengono all’altezza né dell’undici della Juve e neanche di quello della Nazionale. Tu cosa ne pensi?
“Io penso che chi critica Martina non la conosce. Io penso che non sia considerabile scarsa, penso sia forte e importante sia nel centrocampo della Nazionale che nella Juve. Ci sta abbia avuto un periodo sotto tono ma a tutti succede. Ricordiamoci che lei è reduce da due infortuni al ginocchio che secondo me ti condizionano. Io penso che Martina abbia un valore inestimabile, è un punto fondamentale. Da lei, come da Lisa, bisogna prendere spunto e ispirazione come donna e atleta. Ama questo sport e cerca di dare sempre il massimo di quello che fa.”
Chi è Fede fuori dal campo? Hobby, passioni, studio…
“In questo momento non posso avere molta vita sociale, ora sto facendo un corso da social media manager, avendo sempre le mattinate libere ho scelto di frequentare questo corso. Adesso mi alleno e studio. Quando posso mi piace uscire, andare a cena fuori con gli amici, andare a ballare. Sono una ragazza molto solare, mi piace tantissimo stare in compagnia, sono molto socievole.”
Come si allena tipicamente un portiere? Quale secondo te è il modo migliore per un portiere di crescere?
“Secondo me all’inizio è fondamentale avere delle basi tecniche e poi migliorare. Serve sempre un allenatore accanto che ti alleni bene, ti sproni e ti faccia capire dove sbagli. Bisogna anche valutare bene tutte le situazioni possibili che possono succedere in una partita: i calci piazzati e l’allenamento situazionale. Il portiere in base allo schieramento della difesa che posizione deve ricoprire. Il ruolo del portiere si è evoluto molto: ora il portiere è l’uomo in più in campo, deve saper giocare bene con i piedi, deve saper leggere bene le situazioni di gioco, magari leggere una possibile ripartenza.
Io vorrei migliorare in me la parte podalica, per esempio i passaggi, i rilanci lunghi, i passaggi al terzino. Penso che continuerò a dirlo finché non smetterò di giocare (ride ndr).”
Sei laureata in economia, ma in futuro preparatrice dei portieri o dirigente di un club?
“Mi piacerebbero entrambi, sono molto indecisa ancora. Se dovessi fare la preparatrice però la farei in una squadra femminile perché c’è bisogno di gente che lavori in questo settore in crescita e io ci tengo molto.”
La scorsa volta allo Stadium c’eri anche tu, da giocatrice. Questa volta le tue ex compagne tornano allo Stadium e sono attese da un match difficile. Come commenti questo sorteggio ostico e come vedi il match?
“Sono sicuramente attese da una sfida ostica, sicuramente non sono state fortunate nel sorteggio. Io dico che comunque sarà una sfida per le ragazze, conoscendole e conoscendo la società non partiranno mai da sconfitte. Entreranno in campo per fare la loro partita e per farla bene. Io spero per loro che arrivi un risultato positivo. Sicuramente farò il tifo per loro.”
Parlando di stadi importanti sei andata anche a San Siro da spettatrice. Pensi sia stata una svolta per il calcio femminile? Raccontami le tue emozioni a San Siro.
“E’ stata emozionante. Era la prima partita che vedevo dal vivo dopo il lockdown, poi arrivare a giocare in uno stadio rinomato come San Siro è un bel traguardo, anche se era vuoto mi ha fatto impressione. Nonostante tutto è stata una bella partita, il fatto di guardare due squadre che si giocano il campionato in una cornice del genere secondo me è stato veramente bello, una bella esperienza. Sono contenta che il Milan abbia aperto lo stadio, è sempre giusto dare visibilità al calcio femminile, questi eventi vanno sempre promossi. Spero che quando finirà la pandemia si potrà riaprire San Siro a tutti.”
Il tuo momento più bello e quello più brutto in carriera.
“Il momento più bello penso sia stata la vittoria del primo Scudetto, a Novara. Oltre che il primo della Juve è stato anche il primo per me, il primo della mia carriera. Come momento più brutto secondo me la scorsa stagione a Napoli quando non abbiamo potuto finire il campionato e non abbiamo potuto festeggiare tutte insieme la promozione in Serie A.”
Sara Gama è la prima vice presidente donna dell’AIC…
“Sono felicissima per il movimento. C’è davvero bisogno di persone come lei nel calcio femminile. Lei si prende cura di tutti i problemi e cerca di risolverli. Sara se lo merita. Lei è una persona d’oro, è molto determinata e combatte sempre per i nostri diritti, sta lavorando molto. Ha una personalità forte e merita di essere vice presidente. Io la appoggerò sempre.”
Si ringrazia per la gentilezza e disponibilità la giocatrice Federica Russo e l’ufficio stampa dell’ASD Riozzese Como.
Miriana Cardinale
This post was last modified on 4 Dicembre 2020 - 08:03