“Rete! Un altro gioiello! Un altro capolavoro incredibile!”. Sandro Piccinini commentava così il secondo gol di Dybala che in 22 minuti metteva in ginocchio il Barcellona degli dei nei quarti di finale di Champions League. Sono passati ormai tre anni da quella partita e di quel 3 a 0 allo Stadium restano indelebili diverse emozioni, scolpite a fondo nei cuori dei tifosi bianconeri. Quella fu la sera in cui il pragmatismo di Allegri ebbe la meglio sul tiki-taka blaugrana. Fu la sera in cui la fame batté la qualità. Quella fu la sera in cui Paulo Dybala oscurò Leo Messi.
E, stasera una Juventus decimata dagli infortuni e priva anche di Cristiano Ronaldo, come un segno del destino dovrà affidarsi nuovamente al “gioiello” per tornare a splendere, così come in quella notte dell’11 aprile, in cui tutto il mondo per un paio d’ore dimenticò quale tra i due fosse l’uomo venuto da un altro pianeta. Ed è per quelle notti magiche che il calcio respira e anima i nostri sentimenti. È per quelle coreografie mozzafiatanti, quei cori dei tifosi che ti fanno vivere la partita come se fossi tu a giocarla, quell’inno della Champions che rimbomba nello stadio. Tutte quelle cose che prima davamo per scontate, ma che ora ci mancano dannatamente.
La magia della gara, però, quella non può e non deve essere totalmente condizionata da tutto ciò. “The show must go on” cantavano i Queen, con o senza pubblico, con o senza CR7. Perché se il confronto tra i due mostri sacri verrà rimandato, le sfide interne di certo non mancheranno: sarà “diez contro diez” a Torino, sarà Arthur contro Pjanic, sarà Pirlo contro Koeman, sarà Juve contro Barcellona. Due idee di calcio opposte unite da un unico scopo finale: la vittoria. E allora che vinca il migliore, in uno Stadium che apparirà vuoto agli occhi dei più superficiali, ma che sarà invece colmo di ricordi e sensazioni. Come quella doppietta di Dybala, il ragazzino che per una sera oscurò Leo Messi.
Michele Lettieri
This post was last modified on 28 Ottobre 2020 - 09:54