Buona la prima per il maestro e i suoi, all’esordio in Champions League nella fredda Kiev. Un inizio non per nulla scontato, deciso da quello che le partite in questa competizione le conosce, le pratica, le assapora e le sentenzia: Alvaro Morata. Il primo gol è di puro fiuto, una zampata che tanto ricordava il tap-in di Berlino contro quel Barcellona con cui proprio i bianconeri si contenderanno la leadership nel girone. Il secondo, invece, è un gol di testa in anticipo, che ha fatto rivedere quella rapacità che dopo il 2015, e le parentesi lontano da Torino, il 9 bianconero sembrava aver perso per strada.
Una partita che ha visto una Juventus gestire, colpire e affondare. Serviva la scossa dopo la débâcle di Crotone e questa è puntualmente arrivata, senza nemmeno troppe paturnie. La strada, però, è ancora lunga e tortuosa, ma non si può dire al momento che lo zampino di Pirlo non si sia visto, anzi. Il maestro sperimenta, costruisce con non troppa parsimonia, ma molto coraggio.
A giostrare sulla trequarti, Aaron Ramsey su cui la scritta “non toccare” pare doverosa ad ogni partita giocata. Il gallese è fragile quanto importante negli schemi tattici del mister ed è un perfetto collante tra centrocampo e attacco. Un ruolo che ha già fatto in carriera anche Dejan Kulusevski, il diamante grezzo bianconero. Il numero 44 ha giocato da seconda punta con tendenza a coprire una fascia destra già coadiuvata dal duo Danilo-Cuadrado. Il colpo di tacco sul cross di Ramsey è gioia per gli occhi e lascia ben sperare per un futuro che appare certamente roseo.
Futuro di cui farà parte anche Federico Chiesa che, dopo lo strano esordio a Crotone condito della combo assist-espulsione, ha giocato sulla fascia sinistra. Un ruolo non propriamente suo che però gli ha permesso spesso di rientrare a crossare o anche a calciare. Come sostenuto da Pirlo stesso è quello il ruolo in cui il maestro vede di più il classe ’97, un quarto centrocampista che sia il più offensivo possibile.
Molto bene anche Cuadrado a destra, il cui lavoro viene spesso sottovalutato. Un cross al bacio per la testa di Morata e un ruolo da quarto di destra che pare essere fatto a pennello per lui. Insomma, un arsenale non di poco conto a disposizione del nuovo tecnico, in attesa di CR7 e del miglior Dybala.
La Joya è partita ancora dalla panchina, complice una condizione fisica non ancora ottimale. Per ora nulla di preoccupante. C’è tutto il tempo necessario affinché entri anche lui negli schemi tattici di squadra. Paulo Dybala deve essere al centro del progetto, nonostante alcuni malumori riguardanti il rinnovo e i 90′ in panchina a Crotone: situazioni che, rinnovo in primis, devono necessariamente essere risolte. L’ingresso in campo ha dato linfa alla squadra e compagnia a Morata, un duo che, con il rientro di Ronaldo, si contenderà presumibilmente la poltrona del centravanti.
Bentancur e Rabiot hanno fatto una partita di contenimento e pochi sprazzi offensivi. Il miglior Rodrigo dell’anno scorso non si è ancora visto. L’uruguagio ha svolto una prova sulla sufficienza, un compitino che però non può e non deve bastare perché da lui ci si aspetta molto di più. Rabiot, invece, è croce e delizia: passa da fare ottimi strappi palla al piede a perdere palloni sanguinosi in mezzo al campo. Anche Arthur non convince ancora, il gioco del Barcellona era diametralmente opposto a questo calcio ed è giusto che si dia il giusto tempo di ambientamento al brasiliano. Il rientro di McKennie può dare il perfetto assortimento in un comparto che, al netto di Khedira, vanta un’invidiabile età media di 23,5 anni.
In difesa, invece, c’è da registrare l’ennesimo infortunio di questa fase di carriera per Giorgio Chiellini. Il capitano, durante la prima frazione, ha lamentato un fastidio muscolare e ha dovuto abbandonare ancora una volta la nave per cause di forza maggiore. Al suo posto Demiral ha giocato la sua solita partita grintosa, pragmatica. Danilo, invece, è apparso al momento uno dei giocatori più rivitalizzati dalla nuova gestione tecnica, riscoprendosi a 29 anni un buon difensore centrale. Oggi nel centro-sinistra ha sfornato una buona prestazione e dopo l’addio di Rugani e lo stop di Chiellini, non è da escludere la possibilità che sia proprio lui a ricoprire quel ruolo di stacco dai centrali: quella via di mezzo capace di garantire copertura, ma al tempo stesso buona capacità di spinta. Bonucci, nonostante qualche appannamento nelle prime uscite, resta il punto cardine della difesa che, se ben supportata e con il rientro di De Ligt, potrebbe garantire quella solidità che non sempre ha contraddistinto i bianconeri in questo breve scorcio di stagione.
C’è ancora molto da migliorare in quella che è palesemente una squadra ancora in costruzione, ma le basi su cui lavorare sono solide per creare una squadra completamente ideata e modellata da Andrea Pirlo. Un gruppo giovane, duttile e cinico quando serve, senza dimenticare il diktat primario a Torino: “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”.
Michele Lettieri
This post was last modified on 22 Ottobre 2020 - 09:08