Mattia Martini, esperto di calcio-mercato femminile, giovanissimo manager vincente. Classe 1995 Mattia ha già potuto vincere la Liga spagnola con l’Atletico Madrid e una Supercoppa Italiana con il Brescia. Ha collaborato negli anni anche con Fiorentina Women’s, Verona e Brescia. Mattia Martini si è raccontato in esclusiva ai microfoni della nostra Miriana Cardinale, toccando un argomento molto sentito attualmente in Italia: il professionismo.
Dopo sette mesi è ricominciata la Serie A, pensa che le squadre abbiano più difficoltà rispetto agli scorsi anni nel riprendere il ritmo?
“E’ un avvio di stagione insolito, mai visto prima. Ciò alla luce di uno stop che è di mesi e mesi, forzato, con l’impossibilità durante il lockdown addirittura di andare a correre o allenarsi in maniera prolungata e costante. Ci sarà sicuramente da riprendere il ritmo fisico, ma vi assicuro che quello mentale, quello della pura competizione, non è da meno e non sarà meno difficoltoso recuperarlo.”
Durante la prima giornata quale squadra le è parsa più in forma?
“Per risultato e per prestazione, l’Empoli ha letteralmente stupito: le scelte prese dal Ds Marco Landi e dal club, il lavoro del duo tecnico Spugna-Ulderici, ambo ex Juventus, e la qualità dell’organico sono stati fattori sotto gli occhi di tutti.”
Da quale giocatrice è rimasto maggiormente stupito?
“In Fiorentina-Inter, al Franchi, Greta Adami ha letteralmente dominato la scena, mentre, in Empoli-San Marino, le reti di Cinotti, Leonessi e Prugna sono state di pregevole fattura ed a finalizzazione di un ottimo volume di gioco collettivo.”
La Juventus ha il cartellino di molte giocatrici che attualmente sono in prestito in altre squadre di Serie A, quali secondo lei potranno diventare delle top player e perchè?
“Di giocatrici della Juventus in prestito in Serie A mi soffermo su due profili: il primo è Martina Toniolo, un terzino sinistro che per fisicità e qualità tecnica vanta standard che la proietteranno come una delle calciatrici più “Europee” del nostro movimento, quando ero all’Atletico Madrid la segnalai pure al club, il secondo è Margherita Brscic, difensore centrale fisico e dai tempi impeccabili, di grandissima prospettiva.”
Entro quanti anni vede queste giocatrici aggregate stabilmente alla squadra di Rita Guarino?
“A mio avviso hanno bisogno della logica esperienza che tutti i “Grandi” dello sport e del calcio hanno dovuto maturare per raggiungere standard altissimi, una volta maturata la stessa però, nell’arco di due o tre stagioni, potranno essere calciatrici da Juventus o da top club europeo. Tra due o tre anni avranno sui ventidue anni, quindi età perfetta.”
Dall’Italia alcune giocatrici importanti scelgono di andare all’estero per poter essere considerate professioniste, è il caso di Alia Guagni per esempio, pensa che con il professionismo sia più semplice tenere i giovani talenti italiani in Italia?
“Il non disporre dello status professionistico è una mancanza grave e condannabile, è condannabile l’attuale impossibilità di una calciatrice di essere definita “professionista”. E’ una mancanza sportivo-giuridica, ma soprattutto una mancanza legata alla parità di genere. Ciò è veramente avvilente. Con tale status, forse, sarà più facile trattenere i propri baby talenti, le proprie promesse, ma non sarà l’unico elemento fondamentale di convincimento: nei campionati esteri ormai le varie federazioni si sono strutturate da anni, creando uno sport business ed uno star system quasi uguale a quello del calcio maschile.”
A partire dal 2022 le giocatrici in Italia dovrebbero raggiungere il tanto sperato professionismo, pensa che possa effettivamente cambiare qualcosa nella nostra Nazione dopo questo importante traguardo?
“Penso che sia una data simbolica, ma non è bastata segnarla sul calendario, servirà lavorare per prepararci a quell’appuntamento. Per arrivare al suddetto status è necessario contemporaneamente strutturare, creare delle basi, un sistema che da solo si possa autofinanziare e sorreggere con le proprie forze. Dopo, il calcio femminile si eguaglierà a quello maschile, almeno sotto tanti aspetti.”
Crede che il raggiungimento del professionismo possa anche cambiare la concezione di calcio femminile nelle persone?
“Cambierà qualcosa, perché una qualsiasi attività se fatta vedere e fatta conoscere crea interesse. Però dire che vi sarà un cambio di concezione, credo sia un qualcosa di troppo forte, perché il modo di pensare della società si cambia e si plasma con il tempo e programmazione statale.
In Italia vi è una classificazione di genere nello sport, ma non solo, che inevitabilmente scade in stereotipi e pregiudizi. Da combattere e battere, da sradicare. Però, oltre la volontà di noi tutti addetti ai lavori od appassionati, ci vorrebbero prese di posizione da parte del “Ministero dello Sport” (che attualmente non vede ministri con tale delega), “Della Istruzione” e “Delle Pari Opportunità ”, al fine di educare le nuove generazioni al rispetto ed alla tutela dei ruoli e della parità di genere.”
In Champions League le italiane faticano molto quando affrontano squadre di paesi dove il professionismo è già ben consolidato, crede che l’avvento del professionismo in Italia possa ridurre questo gap?
“Ridurrà il gap per il semplice fatto che potremo permetterti ingaggi ufficiali da professionista, non più da dilettanti a rimborsi spesa, e vi sarà un sistema mass mediatico e non solo strutturato per avere ricavi che possano permettere e giustifichino certi contratti proposti e fatti sottoscrivere a top player mondiali.”
Molte squadre di Serie A hanno fatto acquisti importanti in estate, quale squadra vede come favorita per la vittoria finale?
“La Juventus, in quanto la Juventus ha capito che basta riconfermare la base forte e con intelligenza inserire quelle due, massimo tre, pedine di livello a stagione.”