La Juventus conquista il nono scudetto di fila, uno dei più difficili, dei più sofferti, di questa immensa cavalcata. La polmonite di Sarri ad inizio anno, gli infortuni di Chiellini e Demiral e tre mesi di pandemia che ci hanno fatto dimenticare la bellezza delle emozioni che solo il calcio riesce a regalare.
Una Juventus che ha dovuto lottare contro tutto e tutti, forse anche contro se stessa, per scacciare il fantasma della precedente guida tecnica. Non a caso questo è stato nominato come lo “Scudetto della Resilienza”, intesa come la capacità di affrontare una difficoltà e superarla, di piegarsi senza spezzarsi, di reggere l’urto e di essere più forti.
Resilienza che ha avuto la società nell’aver capito quando era giusto cambiare allenatore, pur essendo consapevoli del rischio che si poteva correre con la scelta di un allenatore totalmente diverso dal precedente. Resilienza che ha avuto Sarri nell’accettare la panchina più ambita e più criticata d’Italia, subentrando al posto di un allenatore che ha vinto cinque scudetti di fila e col macigno del “non aver vinto mai nulla”, pur avendo vinto in realtà un trofeo europeo.
Resilienza che ha avuto il giovane olandesino De Ligt nel subentrare al posto di una leggenda vivente come Chiellini, commettendo qualche sbavatura all’inizio, salvo poi diventare uno dei pilastri indispensabili per la squadra.
Resilienza che hanno avuto Ronaldo e Dybala, il primo accusato di essere venuto a svernare in Italia, il secondo di non incidere mai nei momenti decisivi, entrambi si sono fatti carico della squadra nei momenti difficili.
Resilienza che hanno avuto i vari Bentancur, Cuadrado, Alex Sandro spesso bistrattati dai tifosi per qualche sbavatura di troppo, senza tener conto del fatto che non hanno mai potuto rifiatare.
Tutti si affannano nella ricerca di un nome cui attribuire la vittoria di questo scudetto, ma la realtà è sempre stata una:”si vince e si perde, tutti insieme”.
Questo è lo scudetto del GRUPPO, del “tutti per uno, uno per tutti”, da Ronaldo a Pinsoglio, nessuno escluso. La Juventus di quest’anno non sarà stata di certo la più solida nè la più bella da vedere, ma la migliore perché “chi vince scrive la storia, mentre gli altri al massimo vanno a leggerla”.
Milena Trecarichi
This post was last modified on 27 Luglio 2020 - 18:08