Primo match ball sprecato per la Juventus alla Dacia Arena di Udine; sia chiaro, la pratica scudetto è praticamente archiviata e per perdere questo tricolore servirebbe veramente una catastrofe, ma la sconfitta rimediata dall’Udinese riapre cicatrici non tanto vecchie e fa emergere le solite domande sulla squadra bianconera, quasi mai pericolosa a Udine e rimontata per l’ennesima volta.
La squadra che si accinge a divenire Campione d’Italia per la nona volta di fila sembra essere lontana parente da quella degli ultimi anni sotto il punto di vista della personalità. Eppure, in rosa ci sono giocatori che hanno vinto tutto, dal Mondiale all’Europeo, passando per svariati titoli nazionali e anche Champions League; i bianconeri, però, non sentono più l’odore del sangue e non sanno azzannare la preda. Anzi, una volta azzannata la lasciano e si fanno uccidere a loro volta: è accaduto con il Milan, quasi con il Sassuolo e poi con l’Udinese, solo nelle ultime settimane, ma è un filo conduttore di tutta la stagione.
Ci sono poi dei numeri abbastanza impetuosi.
Diciotto, come i punti persi da situazione di vantaggio (dato Opta): mai era successo negli ultimi nove anni. Calo di motivazione, concentrazione bassa, carenza di personalità: tanti possono essere gli alibi, ma una squadra che punta a grandi obiettivi non può permettersi ciò.
Con i 2 gol presi alla Dacia Arena, i bianconeri hanno, inoltre, subito 38 gol in campionato. Per arrivare a una cifra così elevata, bisogna tornare indietro alla stagione 2010-2011: in panchina c’era Luigi Delneri e i bianconeri arrivarono settimi, con 47 reti al passivo.
Nonostante ciò, non si può di certo dire che le stagioni di Matthijs De Ligt e di Leonardo Bonucci siano state negative: il primo è stato uno degli MVP del campionato, mentre il secondo ha disputato ottime prestazioni soprattutto nella prima fase del campionato.
Preoccupa, ancor di più che quella difensiva, la fase offensiva. Sarri era arrivato, un anno fa, per dare un gioco arioso, improntato all’attacco, capace di far esaltare sì le individualità, ma anche di non dipendere clamorosamente da esse. È inspiegabile come una squadra con Cristiano Ronaldo, Dybala, Douglas Costa, Higuain e Bernardeschi riesca a produrre pericoli soltanto quando uno di questi accende la lampadina, tirando fuori qualcosa di estemporaneo dal cilindro. Le stagioni di Dybala e CR7, in particolar modo, sono state straordinarie, ma quasi mai la squadra e il fantomatico “gioco” sono arrivati in aiuto delle loro giocate. Sempre loro a togliere le castagne dal fuoco: non potendo farlo per 50 partite all’anno, inevitabilmente quando sono mancati, è mancata la fase offensiva della Juventus. Dalla ripresa del campionato, le azioni da gol della Juventus arrivano solo da una grande giocata individuale: l’unica eccezione, probabilmente, è il gol di Higuain a Reggio Emilia, arrivato su un ottimo lancio di Pjanic, a fronte di un errore abbastanza marchiano della difesa di De Zerbi.
Più che una grande vittoria della Juventus, questo scudetto sa sempre di più di rimpianto per tutte le inseguitrici, che non vedevano la Juve faticare così tanto da almeno un decennio.
Quali sono, dunque, i meriti di Maurizio Sarri per la vittoria dello scudetto? Perché la Juventus dovrebbe affidarsi ancora a lui l’anno prossimo? La rosa sta diventando l’alibi perfetto per giustificare qualsiasi risultato negativo. Ma davvero questa rosa non ha la qualità necessaria per fare un tiro in porta con l’Udinese o per mantenere il risultato alla Dacia Arena e contro il Sassuolo?
Tutte domande a cui è veramente difficile rispondere. Ciò che sembra tanto evidente, però, è che dal punto di vista tecnico, tattico e caratteriale, quella di Maurizio Sarri è di gran lunga la peggiore Juventus degli ultimi nove anni.
Il calciomercato sarà la risposta a tutto?
This post was last modified on 25 Luglio 2020 - 17:05