Primo rigore di Juventus-Napoli: si presenta sul dischetto Dybala e sbaglia, fotocopia di quello nel 2016 contro il Milan in Supercoppa Italiana. Secondo rigore per i bianconeri e sul pallone va Danilo Luiz da Silva, di professione terzino destro, ottimo mestierante giramondo: pallone in orbita sui cieli di Roma.
Per quale motivo il secondo rigore non è stato tirato da Cristiano Ronaldo?
Le leggi del calcio ci insegnano che è importante tirare per primi, mentre nella sequenza i tiri da non sbagliare sono il secondo e il quarto. C’è però un’altro campo da considerare, quello della psicologia. Esiste in questo caso la “sindrome dell’eroe” che porta alcune persone a fare gesti sconsiderati per poi apparire come i salvatori di qualcuno (o qualcosa).
Cristiano Ronaldo ha voluto tirare il quinto rigore per fare l’eroe. Ma come nel 2012, durante la semifinale degli Europei, il destino ha voluto che la sua squadra venisse sconfitta prima che lui si potesse presentare sul dischetto. E se lo avesse fatto qualcosa sicuramente sarebbe cambiato.
Ai grandi campioni di solito si permette tutto, al più grande giocatore della storia forse si permette ancora di più. Sarri tuttavia viene pagato dalla società per mantenere il polso della situazione e forse si sarebbe potuto – anzi, avrebbe dovuto – imporre per una sequenza di tiratori diversa. Che poi il risultato finale sarebbe cambiato non ne avremo mai la certezza, ma ciò che è successo è lo specchio di una squadra arrogante e presuntuosa.
Sarri guida una corazzata armata dei più moderni equipaggiamenti bellici che pare però senza alcun timone. Priva di idee, priva di gioco e priva soprattutto di identità, la squadra è alla deriva prigioniera delle sue fortissime individualità. Sembra come se mettere in campo giocatori del calibro di Dybala e Cristiano Ronaldo garantisca la vittoria o perlomeno di partire costantemente in vantaggio.
La squadra si specchia costantemente credendo in questo modo di sentirsi bella e accattivante ma non fa altro che giochicchiare senza alcuno scopo effettivo: zero tiri in porta, zero emozioni, zero qualità. E poco importa che il calcio post Covid oggettivamente sia ancora poco valutabile e sicuramente difficile da interpretare, ma quello che manca è proprio una linea guida che dovrebbe partire dall’allenatore.
A Sarri vanno concesse tutte le attenuanti generiche del caso – primo anno, difficoltà di adattamento al mondo Juventus, gestione difficoltosa della rosa – ma della sua mano si vede poco o niente: andata contro il Napoli, qualcosa contro l’Atletico Madrid, l’azione del gol di Higuain contro l’Inter e i quarti di Coppa Italia contro la Roma. Il resto è praticamente il nulla. La Juventus ha vinto perché era più forte della concorrenza ma alle prime difficoltà si è sgretolata.
La partita contro il Lione è stata rivelatrice e quella contro il Napoli lo ha confermato: questa squadra ha perso la bussola. Sarri ha ancora due mesi di tempo per riprenderla oppure rischia veramente di non avere una seconda possibilità. Perché si può perdere ma non come si perde con lui, alla guida di una squadra arrogante e presuntuosa.
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