Storia, tradizione, rivalità. Juventus-Napoli è tutto questo e, in attesa dello scontro decisivo di domani sera che decreterà il vincitore di questa strana e anomala Coppa Italia, riviviamo insieme alcuni attimi di quella che è una delle sfide più caratterizzanti del nostro campionato.
“Questa maledetta partita mi sta fottendo la vita!” Diceva Sylvester Stallone nel celeberrimo film “Fuga per la vittoria“. Juventus-Napoli però non è solo una partita. Juventus-Napoli è una entusiasmante, a volte toccante rivalità che – soprattutto per i tifosi partenopei – è vista come LA partita. Gli amarcord di queste sfide si sprecano, i ricordi sono molteplici, quindi perché non riassaporarli?
Classe e genio a confronto: il Napoli di Maradona contro la Juventus di Platini
Se dovessimo tracciare due apici in cui queste due squadre hanno battagliato più duramente, segnerei la fine degli anni ‘80 e gli anni recenti. Due epoche diverse, ma per alcuni aspetti uguali. La prima segna l’ascesa e la consacrazione di due dei più grandi giocatori della storia del calcio. Un calcio diverso, è vero: meno corsa, meno tenuta fisica, meno tattica, ma la tecnica di alcuni degli interpreti che hanno calcato quei campi i è per certi versi impareggiabile. Il primo duello che accende la miccia si ha proprio in quegli anni, quelli del Napoli di Maradona e della Juventus di Platini.
Dal baratro alla rinascita
La Serie B della stagione 2006/07 è sicuramente la più competitiva dal secondo dopoguerra. Non solo Juve e Napoli, ma anche Genoa e Bologna militarono nella serie cadetta quell’anno. Storia risaputa, erano gli anni di Calciopoli, i bianconeri erano finiti nel baratro della Serie B e contavano di risalire al più presto. Il Napoli invece, dopo il fallimento societario, era stato acquistato da Aurelio De Laurentiis nel 2004 e puntava a ricreare la squadra di un tempo. Scontato dire che entrambe risalirono in fretta e iniziarono anni di lenta, ma inesorabile ascesa. La storia dirà però che la Juventus è troppo forte. Il Napoli e la Roma ci provano, alternandosi come antagoniste nel corso degli anni, cercando di porre fine ad un autentico monopolio bianconero che continua anche con Allegri, il vecchio nemico del primo scudetto post-Calciopoli. Tutto gira, come una ruota in collina che ha preso il via e che non sa più come fermarsi.
Il calcio champagne di Sarri piace a tutti, ma è sempre la Juventus a vincere
Estate 2015. Un toscanaccio di nome Maurizio Sarri, che aveva fatto così tanto bene alla sua prima stagione in Serie A con l’Empoli viene chiamato da De Laurentiis a diventare il nuovo allenatore del Napoli. Inizialmente accolto con scetticismo, Sarri crea un calcio per certi versi rivoluzionario. Ispirato a Sacchi e a Guardiola, il Napoli di Sarri gioca bene, dannatamente bene. Ha “solo” un’enorme pecca: non vince. E il motivo è sempre lo stesso, la Juve è ancora un passo avanti. Alla sua prima stagione è la rete di Zaza all’88° a tagliare le gambe ai partenopei nella sfida scudetto di metà febbraio, mandando in frantumi il tentativo di spodestare la Vecchia Signora. Sarri, per sua stessa affermazione, odia sportivamente i bianconeri. Gioca sulle disparità economiche tra la sua squadra e quella rivale, sul fatturato, addirittura sulle condizioni metereologiche, sugli orari delle partite, e tant’altro. Un atteggiamento completamente lontano dal diktat Juventus. Un paradosso se analizziamo ciò che succederà solo qualche anno più tardi.
Da Napoli a Torino e viceversa
Sivori, Altafini, Zoff, Cannavaro, Ferrara, Di Canio, Quagliarella, sono solo alcuni dei grandi campioni che hanno fatto il viaggio Napoli-Torino e viceversa. Ma le ferite più difficili da rimarginare sono quelle più fresche e la più cocente ha un nome e cognome: Gonzalo Higuain. Il “tradimento” del Pipita che nell’estate 2016 passò alla Vecchia Signora per 94 milioni di euro, non è stato mai perdonato dai tifosi del Napoli. Era il giocatore simbolo, mister 36 gol in campionato. E, vederlo con la casacca rivale, ha fatto totalmente impazzire i tifosi. Ma Higuain è un professionista: come dire no ad una società che punta ogni anno a vincere tutto?
Koulibaly svetta allo Stadium, ma l’esito è sempre lo stesso
“Il cielo è il limite e lo superiamo”. Parafrasando Coez possiamo affermare che il cielo in questo caso è la Juventus, ma al contrario del cantante, i partenopei in campionato non riusciranno mai a superarlo. Un limite che speri di toccare, di avvicinare, ma a cui non arrivi mai. Eppure, quel 22 aprile del 2018, lo stacco di Koulibaly al 90° aveva fatto sperare, gioire e cantare i tifosi partenopei. Ma, per l’ennesima volta, invano. C’è da dire che quello è stato il momento più complicato per i bianconeri, che dovevano ancora vivere le due trasferte a Roma e Milano contro l’Inter in piena lotta Champions con un solo, misero punto di vantaggio. Non era molto su cui contare. Ma una settimana dopo il Napoli si suicida, perde a Firenze e getta all’aria la più ghiotta delle opportunità. Higuain, proprio lui, segna il 2-3 a San Siro e condanna i partenopei all’ennesimo estenuante secondo posto. La storia si ripete.
Sarri alla Juventus, il professionismo regna sovrano
Estate 2020. Quando parlavo della ruota che girava e che non sapeva come fermarsi volevo arrivare proprio qui. Maurizio Sarri diventa il nuovo allenatore della Juventus. Se me lo avessero detto solo qualche anno fa mi sarei fatto due risate. Invece, si è aperto un nuovo capitolo con un allenatore completamente agli antipodi con la storia bianconera. Un capitolo che ha visto in questi primi mesi il tecnico faticare ad inculcare il proprio modo di gioco alla rosa. Che Sarri fosse o meno la prima scelta poco importa. Quel che conta adesso avverrà domani e, dopo la Supercoppa persa per mano della Lazio, non c’è modo migliore di “farsi perdonare” che battere la propria ex squadra.
E allora che vinca il migliore, in una cornice surreale a cui dovremo purtroppo abituarci. Una Coppa che avrà un sapore strano, per chiunque la vinca, ma che si spera possa essere un ennesimo passo verso la tanta agognata normalità.