Le grandi storie d’amore hanno sempre un inizio e una fine

Poi il resto viene sempre da sè, i tuoi aiuto saranno ancora salvati. Io mi dico è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati“. Il grande poeta e cantautore Fabrizio De Andrè chiudeva così il brano “Giugno ’73”, un elogio all’amore finito, alle emozioni e ai dolori passati.

Le grandi storie d’amore non durano eternamente. La realtà è ben lontana dalle favole, dove il lieto fine è una condizione imprescindibile. 17 Maggio 2019, ore 12.48: la Juventus, tramite un comunicato ufficiale sul proprio sito, solleva dall’incarico Massimiliano Allegri. Lo stratega capace di trasformare l’odio in amore e le imprese in situazioni di assoluta normalità. Il leader di poche parole che parla con gli sguardi e i risultati.

Arrivato nel 2014 tra lo scetticismo generale dei tifosi bianconeri, a causa di luci ed ombre sulla panchina del Milan, Max in pochi mesi riesce a prendere il timone della Juventus, ad imporre le proprie idee con il lavoro e la dedizione. La sua esperienza bianconera dura cinque stagioni : 5 Scudetti, 2 Supercoppe e 4 Coppe Italia. Un vero e proprio dominio in Italia, dove la sua creatura ha lasciato le briciole agli avversari. In Champions, invece, sono due le finali conquistate e perse, contro avversari fortissimi quali Barcellona e Real Madrid, rispettivamente nel 2015 e nel 2017. Un cammino, quello europeo, fatto di gioie estreme e dolori lancinanti. I numeri di Allegri, tuttavia, parlano chiaro: 271 match sulla panchina di Madama con 191 vittorie, 41 pareggi e sole 39 sconfitte. 524 gol realizzati e 208 subiti.

I GRANDI MOMENTI E IL DIKTAT DELLO STRATEGA TOSCANO

Impossibile, forse, riassumere cinque anni di successi in poche righe. Perchè nei dettagli si trovano le emozioni più forti da rivivere, quelle pregne d’anima, che bloccano il respiro. E le lacrime sono una conseguenza scontata.

13/05/2015. Semifinale di ritorno di Champions League al Bernabeu contro il Real Madrid. All’andata la Juventus si era imposta all’allora Stadium per 2-1, grazie a Morata e Tevez. In terra spagnola, però, sembra tutta un’altra storia: CR7 sblocca il punteggio su rigore e mette la strada in discesa per gli uomini di Ancelotti. Nessuno avrebbe più scommesso un centesimo sui bianconeri, in balia dei galacticos. La svolta arriva nella seconda frazione, al minuto 57′, quando Morata, il grande ex, ristabilisce la parità. Gli assalti finali dei blancos si infrangono sullo scoglio bianconero. Onde che il mare chiama a sè. La prima Juve di Allegri è in finale di Champions.

Stagione 2015-16. La Juve inizia con grandi difficoltà, arrivando a perdere sul campo del Sassuolo. La caduta degli Dei. Allegri parte con 3-5-2, salvo, poi, passare prima ad un 4-3-1-2 e infine al 4-3-3. L’aspetto tattico non sembra essere un problema. La testa, invece, lo è: Allegri, dopo la sconfitta nella fatal Sassuolo, che già gli era costata la panchina del Milan, rianima i suoi. Da quel momento la storia cambierà per sempre: quindici vittorie di fila a partire dal derby della Mole deciso da Juan Cuadrado, che vedono l’apoteosi nell’1-0 inflitto al Napoli con gol di Zaza al minuto 88.

11/04/2017. L’estasi sensoriale bianconera aumenta i giri e raggiunge l’apice: Juventus-Barcellona 3-0. Sono i quarti di finale di Champions. Blaugrana e bianconeri si sono già affrontati ai gironi. L’andata è la partita perfetta sotto l’egida guida di Allegri. Una doppietta di Dybala e un gol di Chiellini mandano all’inferno il quotatissimo Barcellona. Al ritorno sarà 0-0, con la Juve protagonista di una partita tattica da mostrare nelle scuole calcio. Anche quell’annata, tuttavia, culminerà con una sconfitta in finale contro gli alieni del Real di Zidane.

Stagione 2017-18. Lo Scudetto di tutti. L’avversario è lo straordinario Napoli di Sarri, capace di meravigliare il mondo con la “grande bellezza” del proprio gioco. Una sfida continua che sembra prendere un contorno delineato, quando, all’Allianz, i partenopei si impongono per 1-0, volando a meno uno dai bianconeri, a poche giornate dal termine. Madama, però, conosce bene la propria forza e la settimana successiva sbanca San Siro. 3-2 all’Inter, in rimonta. Gonzalo Higuain veste i panni di comandante e trascina i suoi verso l’ennesimo titolo.

12/03/19. CR7 rimonta l’Atletico. Re Mida trasforma in oro tre palloni toccati ed elimina gli eterni rivali, dopo il 2-0 dell’andata. E’ la vittoria di Cristiano, assoluto protagonista ed autore di una tripletta, e di Max Allegri che regala una sonora lezione tattica al Cholo Simeone. La posizione di Can, a bloccare Griezmann, fulcro del gioco spagnolo; Bernardeschi tra le linee, a rompere il pressing asfissiante degli spagnoli. Le mosse tattiche che mandano i colchoneros al tappeto. Lo stratega vince ancora. In rimonta.

Come, infine, dimenticare la furia di Carpi, le conferenze, il corto muso e i suoi atteggiamenti sul campo. L’amore tra Allegri e la Juventus ha regalato emozioni e lacrime. Ricordi indelebili scolpiti nella storia. Max è un vincente. Lo ha dimostrato. Un allenatore capace di usare quattro-cinque moduli e far rendere, sempre, le proprie squadre al meglio. Un perfezionista. Nulla è lasciato al caso, le partite sono preparate tatticamente sotto ogni sfaccettatura e per qualsiasi situazione. Fermamente convinto di non dover giocare bene per vincere, Max ha sconfitto avversari di ogni caratura: dal Borussia delle meraviglie di Klopp al Barcellona dei marziani. Seguendo la propria idea, senza mai fermarsi alle prime critiche. “Non riesco proprio a spiegarmi perchè il calcio si sta riducendo a troppa teoria. Sono fermamente convinto che ci siano momenti in una stagione in cui si può accettar di giocare male pur di vincere. Accontentare la gente ricercando l’estetica è sbagliato“. Ipse dixit, nel proprio libro. Allegri è la dimostrazione di come nel calcio contino tanti fattori, uno più di tutti: l’equilibrio. Saper leggere le gare in corso, cambiare, smentire il proprio credo, adattarsi. Una ricetta vincente.

Allegri ha lasciato la Juventus col sorriso, conscio che le grandi storie, prima o dopo, finiscono. Con serenità. Quella stessa serenità che lo ha accompagnato nei cinque anni bianconeri. Nessuno avrebbe mai pensato che nel lontano 2014 potesse essere scritta una pagina leggendaria della recente storia della Juventus. La fine è arrivata presto, senza batter ciglio. Un tramonto da osservare in tutta la sua bellezza alla scogliera, mentre il sole si perde dietro il mare, silenzioso. Max – in versione Munch – ha trasmesso emozioni indelebili. Ha pennellato la storia con le sue idee. Rare, peculiari. E molti, all’addio, hanno versato una lacrima. Dimenticare un amore è impossibile, controllare le emozioni ancor di più. Essere sè stessi un vanto, come ha fatto lo stratega Max. Col silenzio dei vincenti.

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