Massimo Cellino, presidente del Brescia è risultato positivo al Coronavirus, e si è espresso in maniera definitiva sulla situazione relativa alla ripresa del campionato e degli allenamenti:
“Dopo due settimane di quarantena a Cagliari sono stato in ospedale a fare dei controlli. È uscito fuori che mia figlia ha avuto il virus, mio figlio non ce l’ha avuto. E che io ce l’ho in atto. Sentivo stanchezza eccessiva e forti dolori alle ossa. E male al fegato. Ma non per il virus, è per il calcio. Ora stop al calcio. Assurdo si discuta ancora se giocare o no. La gente a Brescia mi difende, mi dice che vuole onorare i propri morti, si offende se riporto la squadra in campo. Io devo rispettare queste persone. Non ho paura di retrocedere, in B magari vado lo stesso ma tornerò in A, ho giocatori giovani e i conti a posto. Non accetto di non portare rispetto alla città di Brescia però. E se si gioca non lo decidono i club“.
Infine si pronuncia anche sugli allenamenti in particolar modo della sua squadra:
“I giocatori sono spaventati. Ho lasciato a disposizione il centro sportivo, ma sono venuti solo 4-5 giocatori e li capisco. Due, Joronen e Bjarnason, si sono stirati dopo 3 minuti di corsetta. Magari è una casualità ma come facciamo a giocare così? Anche a porte chiuse in uno stadio entrano novecento, mille persone: oltre a tutti i tesserati ci sono addetti alle luci, cameramen, idraulici, addetti all’antidoping, arbitri, delegati, ispettori Figc,e della Lega, medici, steward”.
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