Altro giro, altra pietosa prestazione. È da oltre un mese che, ogni volta che scende in campo, la Juventus offre un bruttissimo spettacolo ai suoi tifosi. Era capitato in trasferta, con conseguenti sconfitte, a Napoli e Verona, a Milano, quando era stato strappato un pareggio in extremis, ma anche le vittorie con Fiorentina, Brescia e Spal non avevano convinto appieno. La sconfitta con il Lione ha scoperchiato il vaso di Pandora: neanche quando la posta in palio è alta, questa squadra riesce a dare il meglio di sé.
QUALE IDENTITÀ?
Sono passati 8 mesi dall’avvento di Maurizio Sarri. Ad oggi, è difficile capire quale sia l’assetto di questa squadra. È difficile anche capire come si dispone in campo, quali sono i cardini dell’idea di gioco, addirittura se Maurizio Sarri e i suoi ragazzi vedano la Juventus allo stesso modo. Manca, insomma, un’identità ben precisa, un modo di interpretare la partita che lasci poco spazio a un’improvvisazione continua, in entrambe le fase, che spesso vediamo in campo. Eppure, Sarri era venuto proprio per questo: imporre una filosofia, perseguirla e prenderne i frutti.
A fine febbraio, non c’è nulla.
INCOMPATIBILITÀ
L’alibi che possiamo dare all’allenatore è, probabilmente, l’incompatibilità con buona parte della rosa. Le tante individualità, la capacità di alcuni singoli di saper difendere in un determinato modo – diverso da quello richiesto dall’allenatore – rendono difficile l’apprendimento di una filosofia specifica come quella sarriana. Eppure, un appunto anche in questo caso si potrebbe fare: il mister bianconero avrebbe potuto chiedere qualcosa in più alla società in fase di mercato, e non assicurare che Cuadrado avrebbe potuto giocare da terzino o accettare di non avere sostituti per Alex Sandro o ancora che Higuain fosse l’unica punta disponibile. La domanda sorge spontanea: qualora la Juventus avesse avuto la necessità di fare una rivoluzione completa della rosa, avrebbe chiamato Sarri?
IL SARRISMO NON È MAI INIZIATO
Inutile girarci intorno: il nuovo ciclo non è mai iniziato. Le pochissime certezze rimaste alla Juventus sono aggrappate alle stagioni allegriane, e in 8 mesi, Maurizio Sarri non ha dato nulla di nuovo alla Juventus. I cardini del suo gioco – linea difensiva alta, pressing intensi, fraseggi veloci, verticalizzazioni – sono invisibili, e i bianconeri hanno anche perso la solidità difensiva degli scorsi anni. Un clamoroso buco nero, e la cosa più preoccupante è che neanche l’allenatore della Juventus fa pensare di avere idee per risolvere il problema. E allora, le domande sorgono spontanee: quali sono le speranze per il futuro? Ci sono dei risultati grazie ai quali sarebbe garantita a Sarri la permanenza in panchina? Perché quest’annata, qualsiasi cosa verrà portata a casa a fine anno, sembra, partita dopo partita, una stagione di transizione: né il ciclo allegriano, ma neanche qualcosa di fresco, nuovo e innovativo. E allora…cosa fare?