Maurizio Sarri era (ed è ancora) il giusto successore di Massimiliano Allegri. Il suo marchio di fabbrica è sempre stato un gioco spumeggiante e articolato che ha esaltato le punte e gli incursori di centrocampo (vedasi Higuain, Mertens, Zielinski e Hamsik), arrivato alla gloria europea con il Chelsea, seppure nella competizione minore. Dopo 5 anni di “allegrismo” era giunta l’ora del “belgiochismo“. Ma siamo sicuri che questa svolta sia arrivata?
L’allenatore bianconero si è presentato in conferenza stampa paventando la possibilità di puntare su tre nomi di alta classe e qualità: Ronaldo, Dybala e Douglas Costa. La scelta di non parlare del suo pupillo, Higuain, con il senno di poi è stato sicuramente qualcosa di calcolato e di non casuale, così come la volontà di non assegnare al Pipita la sua amata maglia numero 9 (chi scrive è ancora convinto che in società volessero destinarla a Mauro Icardi).
Quando si è visto il gioco di Sarri? Mezz’ora contro il Napoli, per un buon tempo nell’andata contro l’Atletico Madrid, sicuramente nella partita di San Siro contro l’Inter. Poi il buio. Il mister ha subito segnalato alla stampa di non poter ripetere l’exploit napoletano a causa della diversità dei giocatori in campo, a cui si è “dovuto adattare” per la prima volta nella sua carriera.
Intendiamoci: la Juventus è una corazzata europea che dopo gli anni di Allegri poteva essere solo migliorata, ed è perfettamente logico che un allenatore di grande esperienza non voglia stravolgere la squadra che ha dominato in lungo e largo per anni. Ora però siamo giunti ad un vicolo cieco.
Dopo il passaggio al modulo con il trequartista il gioco della Vecchia Signora è diventato uno sterile possesso palla al fine di sfondare per vie centrali. La sensazione è che questa tattica produca solo una grande confusione in mezzo al campo dove è imprescindibile il senso pratico di Blaise Matuidi, che copre costantemente i buchi lasciati dagli altri giocatori.
Il risultato di questo gioco è un gigantesco dispendio di energie fisiche e mentali che non si paga solo alla lunga: nell’arco della stessa partita infatti possiamo facilmente vedere due match, quello in cui la Juventus pressa a tutto campo e fa girare palla con continuità e l’altro in cui la Vecchia Signora è rintanata nella sua area di rigore impossibilitata ad uscire. Un gioco da Dottor Jekyll e Mister Hyde, insomma.
Nel primo caso è un piacere guardare le partite dei bianconeri: le occasioni fioccano, il gioco è spumeggiante e la difesa altissima con Bonucci e De Ligt incute terrore agli attaccanti. Nel secondo caso è una vera tragedia: ogni ripartenza degli avversari sembra poter creare occasioni da gol e la Juventus non dà mai l’idea di poter reggere il colpo. Vie di mezzo non ce ne sono.
Il motivo è presto detto: nel momento in cui l’intensità fisica e mentale si abbassa la Juventus crolla. Da bordocampo si intravedono vere e proprie praterie per gli avversari, che con qualche imbeccata giusta si ritrovano sempre e costantemente a tu per tu con Cuadrado, Alex Sandro o addirittura Szczesny.
La partita contro la Lazio è stata solo l’ultima di queste uscite a vuoto: Milan, Atalanta e Sassuolo hanno schiacciato i bianconeri per larghi tratti del match, e solo l’immensa qualità degli uomini di Sarri ha permesso alla Juventus di portare a casa il risultato (nell’ultimo caso quantomeno parzialmente).
Nei primi minuti della partita con i capitolini la Juventus “Dottor Jekyll” ha saputo davvero esprimere tutto il suo potenziale e solo un pizzico di fortuna ha evitato ai biancocelesti di andare sotto di due reti. L’infortunio a Bentancur però doveva essere il campanello d’allarme per la squadra: il centrocampista uruguaiano ha infatti dovuto coprire un evidente buco difensivo lasciato da Cuadrado, che stava terribilmente soffrendo le scorribande degli avversari, e un movimento innaturale ha pregiudicato al giovane bianconero il proseguimento del match.
A quel punto il colombiano, in coppia con Emre Can (che in pratica era sulla stessa fascia), ha fatto il resto. Spaesato e perso negli ultimi due minuti del primo tempo, ha causato prima una punizione e poi un calcio d’angolo evitabilissimi, che hanno poi portato al pareggio della Lazio. Nel secondo tempo ha concluso la sua partita con un’espulsione a cui ha reagito con nervosismo e rabbia: Bonucci si è frapposto tra lui e l’arbitro e lo ha invitato ad andare via, non nascondendo il suo disappunto di capitano.
La prestazione di Cuadrado è però solamente una macchia su una stagione al di sopra di ogni previsione: il vero problema è che la sua espulsione è stato frutto di una serie di errori di squadra e non individuali. Impossibile notare la somiglianza con il gol di Boga contro il Sassuolo nella ripartenza della Lazio, e lo stesso si può dire per la rete di Milinkovic-Savic: difesa spiegata ma a maglie larghe, passaggio ad infilare i difensori e palla in rete.
A mister Sarri verrebbe da dire: “Maurizio, così non va“. La Juventus non può continuare a soffrire a causa di evidenti lacune d’insieme in un reparto come quello difensivo dove singolarmente è di gran lunga più forte delle altre squadre italiane. Se a questo aggiungiamo il cattivo stato di forma di Ronaldo e gli infortuni dei centrocampisti ecco che la situazione appare quantomeno fosca.
L‘immensa qualità dei bianconeri è però il dato di fatto da cui ripartire. La Juventus può e deve esprimersi meglio attraverso il lavoro settimanale in allenamento e le caratteristiche dei singoli giocatori, al di là di chi poi scenderà effettivamente in campo. A Sarri il compito di uscire da questa situazione per ritrovare finalmente una squadra in grado di imporsi sulle avversarie, fino alla fine.
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