Leonardo Bonucci aveva 23 anni quando governava la difesa del Bari di Giampiero Ventura in coppia con Andrea Ranocchia. L’interesse delle big italiane era fortissimo e alla fine la spuntò la Juventus, che a luglio 2010 lo portò in bianconero per 15,5 milioni di euro. L’Inter invece si aggiudicò Ranocchia, dandogli in mano le chiavi della difesa del futuro.
Il primo anno in bianconero di Bonucci fu tutt’altro che memorabile. La squadra arrivò ad un settimo posto alquanto dimenticabile e le sue prestazioni furono assolutamente deludenti. Nella seconda parte della stagione 2010-2011 perse addirittura il posto di titolare a favore del neo arrivato Andrea Barzagli, che tuttavia non riuscì ad evitare che la difesa bianconera rimanesse un colabrodo.
In quel momento gli sfottò dei tifosi nerazzurri a quelli bianconeri erano pressoché dello stesso tenore: “abbiamo preso quello forte tra i due, poveri voi”. E non si poteva che dar loro ragione, dato che Ranocchia avrebbe guidato la forte difesa nerazzurra fino al secondo posto in campionato.
La stagione 2011-2012 si prospettava quindi nera per Bonucci, con insistenti voci di una sua partenza nel mercato estivo. Il difensore di Viterbo tuttavia tenne duro e rifiutò ogni possibilità di lasciare la Juventus. Il resto lo fece Antonio Conte, passando alla difesa a tre e inaugurando la BBC: Barzagli, Bonucci e Chiellini diventarono un muro insormontabile davanti a Buffon, tanto da guidare la Juventus allo scudetto dell’imbattibilità e l’Italia al secondo posto agli Europei.
Da quel momento la storia d’amore tra la Juventus e Bonucci sarebbe proseguita a gonfie vele, seppure con qualche sbavatura: come non ricordare lo svarione difensivo che portò Drogba a marcare il vantaggio del Galatasaray in casa della Juventus nell’ottobre 2013. Con la sconfitta del ritorno la Vecchia Signora sarebbe stata estromessa dalla Champions League e quell’errore di Bonucci in definitiva sarebbe costato caro.
Il difensore non ha mai dato troppo peso alle prestazioni negative e nel tempo ha rafforzato talmente tanto il suo carattere da liquidare anche il suo mental coach, che a suo parere lo aveva aiutato a diventare un calciatore più forte. L’imprevisto era però dietro l’angolo.
Juventus-Palermo, 17 febbraio 2017. Qualcosa succede in mezzo al campo e Bonucci guarda in panchina. Allegri risponde con rabbia e gli punta il dito contro; volano gli insulti. Dopo la fine della partita il difensore è una furia: corsa negli spogliatoi e confronto immediato con l’allenatore. La società sta con Allegri e cinque giorni dopo arriva la tribuna per Bonucci a Oporto.
Da quel famoso sgabello i rapporti tra la Vecchia Signora e il difensore non saranno più gli stessi. Arriva il mese di luglio e Bonucci sconvolge i tifosi bianconeri con un post sibillino sui social: “pronto per la nuova stagione“. In realtà il messaggio potrebbe essere rassicurante ma la foto è eloquente: t-shirt nera, nessuna allusione alla Juventus. Quel giorno sono in programma le visite mediche per l’inizio della stagione e i tifosi lo abbracciano pregandolo di rimanere a Torino. Tutto inutile.
Bonucci si trasferisce al Milan in piena rigenerazione per 42 milioni e inizia a togliersi i sassolini dalle scarpe. “Il rapporto era finito, lo sgabello è stato solo l’ultimo dei problemi, la goccia che ha fatto traboccare il vaso” dirà, facendo storcere il naso a molti tifosi bianconeri.
L’avventura coi rossoneri inizia con prestazioni al di sotto delle sue possibilità fino ad un evento fondamentale: gomitata a Rosi in Milan-Genoa, espulsione e due giornate di squalifica. Il destino vuole che questo lo porti a saltare la successiva partita contro la Juventus a Milano, rimandando il confronto al ritorno.
Ed è qui che succede l’imponderabile. Bonucci segna ed esulta a suo modo sotto la curva dei tifosi rossoneri, riempito di insulti dallo Stadium. A fine partita arriverà la sconfitta per lui e il Milan, ma sui giornali si parlerà di altro.
L’amore coi tifosi rossoneri dura poco. Qualche mese dopo Bonucci è ritenuto il primo responsabile della fallimentare stagione del Milan, che non riesce a qualificarsi in Champions League neanche dopo la faraonica campagna acquisti di cui ancora i rossoneri portano addosso i debiti. Il culmine è l’umiliazione in finale di Coppa Italia con la doppietta di Benatia, il suo sostituto in bianconero, a consegnare il trofeo alla Juventus.
Ma nella vita le seconde occasioni capitano. A Torino arriva Cristiano Ronaldo e le porte per Higuain sembrano ormai chiuse. A Milano hanno bisogno di un attaccante e bussano allo studio di Paratici, che chiede della situazione di Bonucci. Mirabelli risponde chiaro: o ci date Caldara o niente. E allora dopo solo pochi giorni dalla sua presentazione il difensore ex Atalanta prende l’aereo che lo avrebbe condotto a Milano mentre Bonucci fa il percorso opposto.
Bonucci parlerà sinceramente qualche tempo dopo: “quando sono andato al Milan non ero lucido“. Ricambiato dalla sorda ostilità dei tifosi bianconeri ci metterà solo 180 minuti per farsi perdonare: dopo la partita contro la Lazio la curva gli tributa il giusto applauso che lo riaccoglie tra gli eletti.
Il resto è storia recente. Un altro scudetto (in totale saranno 7* per lui, finora) e una centralità assoluta nel nuovo progetto Sarri. Del resto non ci si poteva aspettare qualcosa di diverso da chi aveva sotterrato l’ascia di guerra con Allegri per il bene della squadra.
E dei comprimari della nostra storia cosa vogliamo dire? Ranocchia è la perenne prima o seconda riserva dell’Inter, Benatia ha preferito emigrare nei paesi arabi non sopportando la concorrenza, Caldara purtroppo è un oggetto misterioso a Milano per colpa dei troppi infortuni.
Bonucci e la Juventus, una storia d’amore che va avanti dal 2010 e lo farà fino al 2024. E come tutte le storie non poteva che avere un periodo di pausa di riflessione, finito però con l’immancabile ritorno a casa. Perché Bonucci dimostra che nella vita le seconde occasioni esistono e se sfruttate possono essere migliori delle prime.
*Nota: secondo la Lega Calcio gli scudetti di Bonucci sono 8 in quanto ha all’attivo una presenza nell’Inter 2005-2006. Quell’anno la squadra nerazzurra arrivò però terza in campionato.