Martina Rosucci centrocampista della Juventus Women parla ai microfoni di Juventus TV.
Inizialmente racconta della sua famiglia dicendo che sono le sue figure più importanti, ma il fratello gemello Matteo per lei è il più importante. Proprio grazie a lui ha iniziato a giocare a calcio, all’inizio andava a vedere ogni suo allenamento perchè le piaceva, dopodichè le è stato chiesto di iniziare a giocare.
Quando non ha più potuto giocare con i maschi ha smesso di giocare a calcio per un anno e ha provato ogni sport, ma nessuno la rendeva felice. La mamma Angela si accorge di questa sua tristezza e la sprona a riprendere il calcio se è lo sport che la rende felice, così Martina ricomincia a giocare in una squadra femminile.
Resta impressionata dall’esplosione che il calcio femminile sta avendo negli ultimi anni soprattutto quando vede le bambine giocare a calcio in strada o nei campetti di paese, questo la sprona ad essere un buon esempio e a dare sempre il meglio sul campo.
Ha giocato per sei anni a Brescia ma non ha mai smesso di amare la sua città di origine che è Torino, quando ha bisogno di riflettere va a fare una passeggiata nel centro città di notte.
“Quando mi ha chiamato la Juve io non ci ho capito più niente”, ha ricevuto richieste dall’Inghilterra ma alla chiamata di Rita Guarino non ha potuto rinunciare, lei, torinese e da sempre tifosa bianconera, dichiara: “per me la Juve è la Juve, avrei accettato da qualsiasi punto partisse e qualsiasi obiettivo avesse, per me era un sogno”.
Sulla nuova stagione dice che sarà un campionato difficile, ma la Juventus è la squadra da battere, nonostante la Roma abbia fatto un ottimo mercato, la Fiorentina sia sempre molto competitiva, l’Inter neopromossa abbia obiettivi ambiziosi e infine il Milan sia sempre una squadra forte.
Per la centrocampista questa è “la stagione del riscatto”, reduce da un brutto infortunio dopo una prima grande stagione in bianconero non ha potuto ripetersi visto l’infortunio ma quest’anno dichiara “posso dimostrare che Martina Rosucci è tornata e può ancora dire la sua”.