Miralem Pjanic, centrocampista della Juventus, è stato intervistato dai giornalisti di Vanity Fair. Il bosniaco ha raccontato molti aspetti della sua vita privata e professionale, dalla religione alla Juve, dalla “sua” Roma alla Bosnia.
ALLEGRI – “Con lui ho un gran rapporto, ci sentiamo spesso. Vuole solo riflettere un po’. E quando avrà deciso, non avrà problemi a trovare una grande squadra. Se ci siamo mai scornati? Certo, è normale. È uno che ti dice le cose in faccia, e idem io. Più che altro mi prende in giro, sostiene che appena arrivato dalla Roma non fossi in grado di fare passaggi più lunghi di cinque metri, e che se sono diventato un grande calciatore lo devo solo a lui. Ma quando dice d’essere stato il più forte centrocampista italiano della storia, rido io“.
DE ROSSI, TOTTI E NAINGGOLAN – “Non mi capacito di come Totti e De Rossi sono stati trattati dalla Roma. Li ho sentiti e ne abbiamo parlato: sono dispiaciuti e loro stessi faticano a darsi una spiegazione. Ma so che ci sta male. Quello che hanno fatto a De Rossi, poi, è davvero un mistero. Quando vedi partire i più bravi, anno dopo anno, ti fai delle domande. E alla fine ti stufi. Per Radja mi spiace, so che ragazzo e che calciatore è. Ma ogni tanto commette degli sbagli, è troppo diretto e troppo aperto, dovrebbe essere più intelligente e più discreto. Certo ha vissuto tutta la carriera così, e forse riesce a dare il meglio di sé proprio in queste situazioni. Spero possa uscirne presto“.
LA FAMIGLIA E LA BOSNIA – “La mia è una famiglia umile, senza idee strambe in testa: semplicemente, hanno rispettato le mie scelte. Compresa quella di andare a giocare al Metz, a tredici anni, nonostante ci fossero squadre più blasonate a volermi. I miei idoli erano i campioni bosniaci come Salihamidzic e volevo diventare come loro, far felice la mia gente. Quando ci siamo qualificati ai Mondiali, ho pianto per la felicità e l’orgoglio“.
L’ISLAM – “Con l’Islam ho un rapporto normale, bellissimo, come si deve avere con ogni religione, senza estremismi, anni luce da quei pazzi che uccidono sotto la bandiera di Maometto. Prego quando ne sento la necessità, ma non certo cinque volte al giorno. In moschea a Torino non sono mai andato“.
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