Anche questa sera il calcio italiano ha perso un pezzettino di credibilità nei confronti di chi questo sport lo vive mosso da una perenne e romantica spinta emotiva. Dalla passione, che non è mai eccesso. Dal fervore, che non esclude mai il rispetto.
Alla Sardegna Arena si è consumato l’ennesimo delitto alla decenza. L’ennesimo tradimento alle buone intenzioni di chi, dopo i fatti di Matuidi, prima – peraltro sempre nello stesso stadio -, e di Koulibaly, dopo, aveva fatto ammenda. I mea culpa, però, sono serviti solo a sciacquarsi temporaneamente la coscienza, senza mai lavare davvero via la macchia di un problema sociale di cui, nel 2019, faremmo volentieri a meno.
Giustificare, o comunque minimizzare, ciò di cui Kean è stato vittima, vuol dire essere complici di un’arretratezza culturale che ci pone alla stregua di quei Paesi nei quali non è stata ancora raggiunta l’universalizzazione dei diritti. E se ogni riferimento a chi ai piani alti non riesce a trovare quelle soluzioni di cui tutti parlano, e alle quali ha fatto riferimento anche Allegri nel post gara, qualsiasi riferimento al Presidente del Cagliari è assolutamente voluto. Inconcepibile, anche nell’ottica della preservazione della propria tifoseria (che porta soldi nelle casse societarie, ovvio), mettersi a chioccia rispetto a dei comportamenti così indegni. Non vedo, non sento e non (ne) parlo (male): peggio che essere lì in mezzo a gettare odio su un ragazzo di 19 anni.
Un ragazzo che, in tutta questa storia, ha colpe? Sì, certamente. Quelle di essere così bravo da zittire tutti i vergognosi fischi (e ululati) solo facendo parlare il campo. Mancanza di rispetto sarebbe stato ben altro, e anche lì, poi, sarebbe valso lo stesso discorso di cui sopra: condannare, condannare, condannare. Non è questo il caso, però.
Che poi, a questo punto, perché, per citare Condò, dopo l’episodio contestato dai Cagliaritani, sono stati fischiati solo i giocatori di colore della Juventus e non tutti gli altri? C’è malafede, e tanto basta a connotare i protagonisti dell’episodio come una disgustosa cloaca di gente che, come giustamente evidenziato da Allegri, andrebbe “cacciata a vita dagli stadi“. Come si fa all’estero, dove il calcio – e lo sport – è veramente cosa pubblica ed è preteso rispetto assoluto.
E anche oggi cresciamo domani.
Vincenzo Marotta
This post was last modified on 3 Aprile 2019 - 12:28