Tenere i piedi per terra, abbassare la testa e lavorare. È questo quello che la Juve deve fare, questo quello che tutti si aspettano dalla squadra di Allegri. La vittoria in Champions ha portato entusiasmo all’ambiente, forse anche troppo, se poi si gioca come con il Genoa. La sconfitta al Marassi non ha avuto conseguenze, e probabilmente non ne avrà. Perdere una gara non è la fine del mondo, soprattutto se hai 18 punti di vantaggio (ora 15). Resta però la rabbia per come è arrivata la sconfitta, perché la Juve sembra essere scesa in campo senza concentrazione, sbagliando molto tecnicamente, risultando imprecisa e spesso confusionaria.
La grande rimonta contro l’Atletico Madrid ha portato entusiasmo e grande eccitazione in casa Juve, eppure ha distratto la squadra da un altro obiettivo che, seppur vicinissimo, non è ancora stato raggiunto: lo scudetto. I bianconeri hanno ancora 15 punti di vantaggio sul Napoli, e la vittoria del campionato, come già detto, non è mai stata messa in dubbio.
Quello che però è stato evidente nella gara di Genova, è che i bianconeri, come è già successo in passato, hanno affrontato gli avversari con aria di superiorità. La stessa cosa è successa con il Manchester United, con lo Young Boys o con l’Atalanta in Coppa Italia.
Dopo il dispendio di energie, anche a livello mentale, avuto con l’Atletico Madrid, la Juve si è rilassata e non ha avuto la giusta concentrazione nell’affrontare una trasferta che, storicamente, è tutt’altro che una passeggiata.
I 3 punti persi al Marassi non provocano, fortunatamente, dolori, ma lasciano una grande consapevolezza: la tenuta mentale è un grande punto debole di questa Juve che, almeno sul campo, pare non avere rivali. Quel che è certo è, se da Genova si è tornati senza punti, bisogna almeno ricavarne un insegnamento da tenere ben presente: non ci possono essere cali di tensione. In campionato, in Champions o in qualsiasi altra competizione.
Josephine Carinci
This post was last modified on 19 Marzo 2019 - 11:11