E’ una di quelle partite che inizi a vivere dal mattino.
Quando la sveglia suona più forte, quasi come una sirena che ti persuade e ti ricorda che tra qualche ora c’è da fare la storia.
Risveglio muscolare insieme ai tuoi compagni di squadra.
Poi la riunione tecnica prima di raggiungere lo Stadium.
E’ in quel momento che Federico Bernardeschi comprende che questa storia la può vivere da protagonista.
Con quella faccia pulita e quel 33 dietro le spalle che inevitabilmente mischia il sacro al profano.
E’ lui l’uomo scelto da Massimiliano Allegri per fare la differenza: creare scompiglio tra le linee con la sua qualità ma abbinare allo stesso momento tanta quantità contro il centrocampo forzuto dell’Atletico Madrid.
Juventus-Atletico Madrid, la consacrazione di Bernardeschi
Per un attimo prima della sua presentazione in bianconero a Torino, Federico Bernardeschi è stato anche tra i candidati per ricevere la maglia che fu di Del Piero.
Maglia numero 10 che poi si aggiudicò Paulo Dybala.
Nel ballottaggio del tridente titolare è però il talento di Carrara a prevalere rispetto alla Joya.
Ed insieme all’Allegrata con la posizione inedita di Emre Can, questa scelta paga eccome.
Federico è praticamente ovunque: cerca la palla per trovare superiorità numerica, pronto al contrasto quando serve ma con l’occhio pronto ad innescare appena possibile le due punte lì in avanti.
Ed è esattamente quello che accade al minuto 27 del primo tempo che Bernardeschi pennella per quel Cristiano lì, che da lì proprio non può sbagliare.
Ma non è che il primo passo…
La fortuna aiuta gli audaci
La ripresa parte come l’avevi sognato dal 20 febbraio in poi.
Dopo 4 minuti dal fischio d’inizio, Cancelo torna ad ubriacare il suo diretto avversario e serve ancora Ronaldo che con la sua seconda capocciata fa superare la linea a quel pallone tanto così, che basta per comprendere l’impresa che si sta compiendo.
E’ questo il momento più importante della partita.
C’è da restare concentrati, la manata ad Arias con conseguente ammonizione (molto generosa!) è solo una leggera sbavatura.
Dalla panchina si alza Dybala, in molti si aspettano che ad uscire sia proprio Bernardeschi ma no, non questa volta.
Paulo subentra ad uno Spinazzola eroico ma praticamente esausto e a chi tocca cambiare ancora posizione in campo?
Già, proprio a Federico che adesso veste i panni a tratti di esterno a tratti da mezzala.
La partita sta per volgere al termine quando Kean regala l’illusione di poterla chiudere nei 90 minuti: lancio al bacio di Chiellini, ma l’italiano col mancino non inquadra per un non nulla la porta…
Per un attimo si rivivono i fantasmi di Madrid, di una Juventus eternamente incompiuta che ha sciupato.
Il battito cardiaco aumenta, la palla scotta come non mai prima.
Quel maledetto “gol mangiato, gol subito” riecheggia forte, ma fortunatamente solo nella testa di qualche tifoso.
La Juventus è la corsa verso la porta di Bernardeschi
Già perché questa sera tutti i giocatori in campo si sono presi le loro responsabilità.
Consapevoli dei propri mezzi anche contro un Atletico Madrid che era stato imperforabile all’andata e anche qualche anno fa.
E proprio nell’attimo in cui si inizia a respirare nell’aria la possibilità dei supplementari che avviene la magia.
Uno scatto, l’ennesimo della partita, verso l’esterno.
Salta l’avversario che prova a buttarlo giù con sè ma non ci riesce.
Nella corsa di Federico Bernardeschi c’è tutto lo spirito della Juventus.
Quel fino alla fine, quel vincere è l’unica cosa che conta che porta l’italiano fino all’area di rigore dove poi cade rovinosamente.
Il resto è già archiviato come storia.
Madama riesce a compiere l’ennesima impresa.
La decide la tripletta di quel Cristiano che pare essere proprio un marziano, dopo una serata così.
Ma per un attimo c’è stato un terrestre che la scena gliel’ha rubata: Federico Bernardeschi!
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