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La Juventus è a un passo dall’eliminazione agli ottavi di Champions League. Se qualcuno lo avesse detto in estate, la maggioranza dell’opinione pubblica si sarebbe messa a ridere. E invece, la realtà è proprio questa.

Sia chiaro: i bianconeri hanno affrontato l’Atletico Madrid, una compagine importante e con ottime individualità, ma di certo non a livello del Real Madrid, da cui pochi giorni fa ha preso 3 goal in casa, o del Barcellona.

Il problema non è la sconfitta – è anche quello – ma soprattutto come è arrivata: alla vigilia, Massimiliano Allegri aveva dichiarato che la Juventus avrebbe dovuto segnare un gol, meglio due. La domanda, dopo la partita, è molto semplice: come?

Contro un muro

L’Atletico Madrid si è presentato al Wanda Metropolitano con un 4-4-2 molto compatto con 4 centrocampisti centrali a schermare il centrocampo. Centralmente, non si passa. Ci si sarebbe aspettati una Juventus arrembante, soprattutto sulle fasce, ma già le scelte non erano in linea con questa visione del match: Dybala e De Sciglio da un lato, Alex Sandro e Mandzukic dall’altro. Insomma, solo il brasiliano era un cliente un po’ scomodo per Juanfran, mentre Filipe Luis non ha avuto nessun problema sulla destra, viste le poche caratteristiche offensive di De Sciglio e la poca attitudine di Dybala al ruolo di ala.
Ne è venuto fuori uno spettacolo indegno di una squadra con questo nome e questi interpreti: mai realmente pericolosa, mentre l’Atletico Madrid più volte ha graziato Szczesny davanti alla porta, con il polacco sugli scudi sul pallonetto di Griezmann.

Atteggiamento da provinciale

Si potrebbe parlare di episodi, perché i gol dei ‘Colchoneros’ sono arrivati soltanto tramite dei calci piazzati. Non è così. La Juventus si è accontentata del pareggio, a un certo punto della partita, mentre l’Atletico no. Una squadra ci ha messo grinta e cuore per portare a casa la vittoria, l’altra, invece, con un atteggiamento conservativo, ha provato a salvare la pelle. Lo mostrano anche i cambi: Simeone, prima del 70′, li aveva già terminati, mentre Allegri ha aspettato i due gol per inserire Bernardeschi e poi Cancelo.

Proprio sul portoghese si apre il dibattito più importante: perché non è stato inserito? Qual era la grande necessità di inserire Mattia De Sciglio? Il terzino italiano, per carità, è un buonissimo calciatore, ma ad oggi Joao rappresenta il meglio su quella fascia. Ed è stato relegato, per 85′, alla panchina. Una scelta inconcepibile, motivata dalla volontà di difendere, prima che di attaccare.

Forse, la Juventus, a questo punto della sua storia, con questa rosa e questi calciatori, dovrebbe pensare prima a mettere sotto l’avversario, prima ad attaccare e poi a difendere. Perché, ancora una volta, la tattica non ha pagato. Ha vinto la voglia di vincere. E queste scelte stanno avvicinando la Juventus a quella che è l’eliminazione più cocente dalla Champions League del ciclo Allegri.

This post was last modified on 21 Febbraio 2019 - 10:10

Luigi Fontana

Sono nato nel 1997 e sono laureato in Ingegneria Informatica. Il calcio è la mia più grande passione e scrivere è lo strumento che utilizzo per manifestare le mie idee e le mie emozioni. "Alcuni credono che il calcio sia una questione di vita o di morte. Sono molto deluso da questo atteggiamento. Vi posso assicurare che è molto, molto più importante di quello".

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Luigi Fontana