“Oh Capitano, mio Capitano” intitolava la poesia di Walter Whitman del 1865 dedicata al Presidente Abraham Lincoln. Un’elegia per esaltare il lavoro compiuto da Lincoln durante la sua presidenza e per commemorare colui che ha portato la ‘nave’ America verso splendidi lidi.
Autorità, professionalità, leadership. Il Capitano della nostra storia, però, risponde al nome di Giorgio Chiellini. Un uomo che, in questa stagione, ha preso in mano le chiavi della difesa della Juventus, diventando l’assoluto elemento imprescindibile del reparto arretrato.
Il ritorno di Leonardo Bonucci in bianconero ha riformato quella coppia dei sogni che negli anni ha eretto con solidità e meticolosità il muro juventino. Visione di gioco e impostazione da playmaker per Leo, puntualità negli interventi e perfezione ermetica per Chiellini. La retroguardia di mister Allegri, si sa, ha sempre costituito il fiore occhiello dello scacchiere tattico. Pochissimi gol subiti (12 in 21 partite in campionato), impenetrabilità riconquistata e ruolino di marcia da far invidia a chiunque.
Il 3-0 contro l’Atalanta non va certamente a minare il nostro prologo. Con Bonucci infortunato, le chiavi della difesa erano gelosamente custodite da Chiellini e Rugani. Al 27′, la svolta dell’incontro: il Capitano bianconero lascia il terreno di gioco per un risentimento al polpaccio destro. Crollo totale.
Da quel momento in poi, senza il suo faro, la linea difensiva capitola sotto i colpi di Zapata & Co., sollevando bandiera bianca nella più dolorosa débâcle della stagione. Lo spettro Atletico Madrid aleggia sempre più insistemente in casa Juve: la sconfitta di questa sera può dare la giusta sterzata in termini di motivazioni e nuove ambizioni per il prosieguo della stagione.
I commenti sono chiusi.