Il focus sull’attaccante portoghese
Cristiano Ronaldo e la Juventus. Due nomi da intonare in coro, due nomi che incarnano il perfetto connubio tra l’arte e la sua rappresentazione. Come un quadro dipinto dal sapiente pennello del suo artista, la fotografia di CR7 con la casacca bianconera provoca sempre un grande morso nella pancia del suo popolo. Emozione, stupore, ammirazione. Sbarcato all’ombra della Mole, il campione portoghese ha saputo subito mettersi a disposizione della squadra e del tecnico Allegri, vestendo nuovi abiti e vivendo una nuova giovinezza sul rettangolo di gioco.
Le sportellate tra i centrali avversari, il sacrificio nell’abbassare il suo raggio d’azione, la generosità nel cercare spesso l’assist piuttosto che la gloria personale. Per chi pensava che Ronaldo fosse solo il dribbling, la giocata di fino, ha dovuto presto ricredersi. Impressionano, dati alla mano, i numeri del portoghese, che anche nelle notti più buie trova quel barlume di genio per illuminare la scena. La posizione che Massimiliano Allegri sta cucendo addosso a Cristiano lo rende forse meno letale nell’area di rigore, ma sicuramente gli permette di vestire ancor di più i panni del trascinatore.
Carisma, provocazione, killer instinct. Ci sono tutti gli ingredienti del nuovo Cristiano nella serata di Torino. Serata difficile, complessa, in un derby più che mai aperto contro una squadra granata mai doma. Ronaldo attende il suo momento e, nel simbolo del ‘carpe diem’, pone il sigillo nella stracittadina con un preciso marchio di fabbrica insito nel suo curriculum: il calcio di rigore. Perché essere decisivo, lo sappiamo, è ormai una sua peculiarità, ma vedere il cinque volte Pallone d’oro continuare a lottare con la fame della prima volta, beh, quella non può che essere una gioia per gli occhi.
Marco Baridon
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