Si dice che a 50 anni arrivi il momento in cui un uomo debba guardarsi indietro, per iniziare a valutare cosa ha realizzato dopo mezzo secolo di vita.
Se Fabrizio Ravanelli, oggi, nel giorno del suo cinquantesimo compleanno, dovesse dare uno sguardo al suo passato, non potrebbe che esserne immensamente orgoglioso. Già, quel Fabrizio Ravanelli, rinominato fin dagli esordi di carriera “Penna Bianca”, in virtù del suo capello mai del tutto colorato. Nato l’11 dicembre del 1968, a pochi giorni dall’arrivo del Natale, ha fatto della sua chioma “innevata” un marchio di fabbrica, che se da un lato lo ha sempre fatto apparire più grande rispetto ai suoi coetanei, ora sembra avergli ha donato l’elisir dell’eterna giovinezza. Esatto, perché se oggi guardiamo Fabrizio Ravanelli, per citare una vecchia canzone dei Gemelli Diversi, “sembra che il tempo non sia mai trascorso”.
Così, quasi miracolosamente, quel 22 maggio 1996 appare meno lontano nel tempo e quel ricordo dell’ultima Champions League vinta dalla Juventus sembra essere meno sbiadito e, inevitabilmente, meno nostalgico. E ci sembra di vederlo ancora lì, a un passo dalla linea di fondo dello Stadio Olimpico di Roma, pronto a calciare verso la porta un pallone impossibile, dopo aver intelligentemente sfruttato un clamoroso errore di Frank De Boer e aver anticipato Van Der Sar in uscita. Con quel goal, caro Fabrizio, sei entrato nella leggenda e si sa, le leggende non invecchiano mai.
Tanti auguri Penna Bianca.
SIMONE NASSO
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