Ancora una volta.
Come se ce ne fosse ulteriormente bisogno.
Quel ragazzo arrivato lo scorso anno a Torino ha già scalato tutte le gerarchie.
Perché forse non avrà la maglia da titolare assicurata in bianconero (d’altronde sono in pochi a potersi vantare di ciò) eppure Federico Bernardeschi diventa sempre più fondamentale nello scacchiere di Massimiliano Allegri.
Un inizio stagione da urlo quello dell’esterno italiano che di fatto si candida ad un ruolo da futuro protagonista.
Ma quello che colpisce di più del 33 della Vecchia Signora è la sua abnegazione al lavoro.
Lo si trova praticamente ovunque: a Verona decide come un rapace d’area una sfida all’ultimo istante contro il Chievo.
Al Mestalla è sempre pronto a coprire le spalle di Joao Cancelo, dimostrando come sia un giocatore totale e pronto al sacrificio. Nella stessa gara dispensa colpi di classe e un doppio sombrero che attestano la sua qualità da vendere.
Ma se due indizi sono una coincidenza, tre costituiscono una prova chiara!
La sua crescita è iniziata praticamente dal suo debutto in Serie A.
Se Vincenzo Montella vedeva in lui un rifinitore, il suo successore sulla panchina Viola ha plasmato il talento di Carrara.
Bernardeschi da seconda punta e trequartista viene relegato ad esterno offensivo prima, poi laterale in un 3-5-2.
Ed è proprio con Paulo Sousa che incomincia a comprendere cosa significhi macinare kilometri, diventare proprietario indiscusso della sua fascia di competenza.
Ma la sua trasformazione non è ancora completa: la Fiorentina lo premia regalandogli la numero 10 di Antognoni e Roberto Baggio.
Federico ritorna nel suo ruolo naturale e sforna una stagione da applausi: 14 gol in 42 partite stagionali.
Prestazioni che non rimangono affatto all’ombra, anzi.
Un apprendistato che lo fa entrare in cima al taccuino di Beppe Marotta e Fabio Paratici.
La Juventus non ci pensa troppo e lo strappa alla dirigenza toscana per 40 milioni di euro, assicurandosi uno dei migliori prospetti del calcio nostrano.
Come una didascalia musicale.
La maturità di Federico Bernardeschi è un eterno crèscendo.
Di carattere, di fiducia e di prestazioni.
Un avvio di stagione che ha il sapore della promozione a uomo simbolo di questa Juventus.
Massimiliano Allegri lo impiega praticamente sempre ed in ogni posizione del campo.
Le sue esperienze pregresse hanno fatto ipotizzare ad un suo futuro come interno di centrocampo, ruolo che ha inizialmente coperto al suo ingresso questa sera, contro il Frosinone.
Ma se tre prove costituiscono una prova, allora qui siamo davanti ad una certezza assoluta.
Federico Bernardeschi diventa imprescindibile per Madama.
Un giocatore che si fa sempre trovare pronto.
Sia quando il mister lo schiera dal primo minuto come contro Lazio e Valencia, risultando al termine del match sempre tra i più positivi.
Sia quando l’allenatore livornese decide di gettarlo nella mischia a gara in corso.
E’ stato determinante al Bentegodi, nella prima di campionato.
Lo è stato anche contro i ciociari: il suo ingresso è stato determinante per i suoi compagni di squadra ed il gol del definitivo 0-2, l’ennesimo indizio.
Fu vicino ad indossare la 10, finita poi a Paulo Dybala.
Federico scelse invece la 33, un atto di fede il suo.
Eppure nonostante sia più piccolo del collega argentino, Federico dimostra una qualità disarmante.
Il suo spirito di adattamento, la sua voglia di emergere a prescindere dal ruolo che possa ricoprire.
Insomma Bernardeschi incarna in pieno quello spirito Juve che ha sempre fatto la differenza.
Quel crederci fino alla fine che in bianconero è più di un motto.
Quello spirito che ultimamente ha forse smarrito Paulo che però ce la sta mettendo tutta per ritrovarlo.
Nel frattempo la Vecchia Signorasi coccola il suo ennesimo talento.
D’altronde è bastato poco per entrare nel cuore dei bianconeri: un mancino unico, italiano e talento da vendere.
Bernardeschi diventa il nuovo volto di questa Juventus, assetata e famelica.
This post was last modified on 24 Settembre 2018 - 10:20