Le grandi notti, la musica, lo spettacolo, i campioni: finalmente torna la Champions League, che è un po’ il Santo Graal del calcio. Una coppa da difendere e da conquistare, temuta e ambita. E, per alcuni, maledetta. Inutile specificare per chi la Champions League è più un tabù che un palcoscenico di stelle da godersi. I tabù, però, sono fatti per essere sfatati, e per questo motivo a Torino è stato fatto sbarcare il condottiero più indicato a portare a termine la spedizione decisiva della Juventus.
Valencia aprirà il lungo inverno della Juventus, ma Ronaldo, arrivato nella calda estate della tregua, di inverni ne ha vissuti, uscendone quasi sempre vincitore. Quello alle porte, che si preannuncia essere il più duro per la banda di Allegri, inizierà dal Mestalla, teatro di guerra – sempre per restare nell’ambito metaforico – ostico ma non impossibile. Ma occhio, ovviamente, a sottovalutare i Blanconegros.
L’ottimo campionato scorso ha riportato i Pipistrelli tra le grandi potenze europee: la mano ferma di Marcelino, i gol pesanti di Zaza e Rodrigo e le geometrie di capitan Parejo hanno consentito ai Valenciani di poter tornare a gustare l’inno delle grandi notti del calcio internazionale in casa propria.
Questa estate, il Valencia ha portato avanti una campagna acquisti oculata, intelligente, mirata. È andato a rinforzare il reparto avanzato con Gameiro e Batshuayi, per sostituire proprio Zaza, atterrato a Torino, stavolta sponda granata. È andato a riprendere Cheryshev, protagonista di un Mondiale esaltante e già abituato all’ambiente per via del prestito dal Real Madrid del 2016. Ha acquistato il danese Wass, per eccellenza, il profilo più versatile. Classe ’89, può ricoprire tanto il ruolo di esterno di difesa quanto quello di centrocampo, e può essere impiegato anche come interno o trequartista. Un jolly per Marcelino che, tuttavia, fino ad ora non ha ancora trovato la quadra per la sua squadra.
I Murcielagos attualmente hanno appena tre punti, fermi al quartultimo posto in classifica, al netto dei sei raccolti nello stesso momento della stagione scorsa. Un anno fa, però, alle prime quattro giornate i Bianconeri di Valencia avevano già affrontato il Real e l’Atletico Madrid, raccogliendo due pareggi, da aggiungere all’altro pareggio, contro il Levante, e alla vittoria contro il Getafe. Quest’anno il bottino consta di un pareggio alla prima giornata contro l’Atletico, sconfitta contro l’Espanyol e pareggio (di nuovo) contro Levante e Betis.
Il modulo di riferimento dell’allenatore del Valencia è il 4-4-2 classico, che può trasformarsi all’occorrenza in un 4-2-3-1 o 4-3-3, in base agli interpreti. Ma proprio questo modulo non sembra esaltare al meglio le qualità dei singoli. Mette nelle condizioni punte come Gameiro o Batshuayi di convivere con Rodrigo, più incline al ruolo di mezza punta, ma penalizza Carlos Soler, giovane e talentuosissimo trequartista, impiegato a più riprese come esterno di centrocampo. Oppure Santi Mina, che nasce come ala sinistra o destra e all’occorrenza trequartista, che sta faticando a trovare spazio proprio nel 4-4-2 standard.
Un dato interessante, tuttavia, è che, nonostante le difficoltà nel trovare la via della vittoria, al Mestalla il Valencia non perde una gara dal 18 aprile, contro il Getafe. Tale fattore riflette in parte lo score accumulato lo scorso anno tra le mura amiche: 13 V – 3 P – 3 S, che definisce il campo un vero e proprio fortino difficile da espugnare. D’altra parte, il calore del tifo valenciano è fattore riconosciuto, determinante per il ritorno in Champions dei Pipistrelli.
La Juventus proverà a cavalcare sulla spinta fornita dall’ex Cancelo e dal connazionale Cristiano Ronaldo che, se in campionato ha faticato ad adattarsi, trova nella Champions il suo habitat naturale, il suo terreno da guerra ideale. E poi c’è quella statistica che fa sperare: CR7 ha già segnato 15 gol al Valencia!
L’inverno sta arrivando, e per la Juventus può essere il più lungo della sua storia.
Vincenzo Marotta
This post was last modified on 18 Settembre 2018 - 19:59