Ciak si sentenzia: lo sputo di Costa e la parabola del buon samaritano, tutti giudici, scienziati e portatori di verità

La cosa è risaputa: la moda, al giorno d’oggi, 2018 per le date, quasi medioevo per gli amici, è giudicare. Giudicare tutto senza conoscere. Giudicare le apparenze, la vita altrui, gli atteggiamenti, senza conoscere nulla. E tutti vogliono avere ragione, dall’alto del loro comportamento, nella vita di tutti i giorni, impeccabile, come testimoniano i social, i grandi portatori di verità mezze raccontate agli altri.

Partiamo dal principio: Douglas Costa ha sbagliato, di grosso, nessuno vuole difenderlo. La questione parte da Juve-Sassuolo di domenica, precisamente dagli ultimi minuti che hanno visto il brasiliano scagliarsi contro Di Francesco, prima con un fallo e una tentata gomitata, poi con uno sputo a fine partita, che gli è costato il rosso. Ma non solo: l’ira sui social e non si è scatenata contro l’ex Bayern, reo di un gesto vile, che andrà severamente punito, ma che sembra quasi passare per un qualcosa che non è. I più si sono divertiti ad attaccare in tutti i modi il fenomeno bianconero, con i soliti insulti spicci, degni di un praticante assiduo dei social.

Andiamo con ordine, però: qualcuno conosce veramente cosa è accaduto in quei minuti? No, o forse solo chi era in campo, cioè i protagonisti di questo spiacevole episodio. Chi conosce Douglas sa bene che è un calciatore tranquillo, quasi mai sopra le righe, non abituato a gesti eclatanti. Dallo Shakhtar al Bayern, è sempre stato così. Anzi, spesso ha subito falli, anche cattivi, viste le sue doti atletiche e tecniche. Ha sempre alzato la testa e continuato a fare ciò che gli riesce meglio: dribblare e saltare gli avversari come birilli, servire ai compagni cioccolattini da spingere in rete. Poi, contro i neroverdi, la furia improvvisa e la reazione più sbagliata del mondo. Perchè? Questa è la domanda che tutti si dovrebbero porre prima di giudicare. Nessuno sa veramente cosa sia accaduto con Di Francesco; alcuni parlano di insulti razzisti molto pesanti. Se così fosse sarebbe gravissimo non punire la provocazione. Su cui ci sarebbe da scrivere un poema: ancora col razzismo per il colore della pelle nel 2018?

Anche Di Francesco ha sbagliato. Non è solo vittima, come spesso succede ai provocatori, specie in questo paese. Non deve pagare uno solo. Altrimenti sarebbe l’ennesima ingiustizia tricolore, così che tutti possano sventolare la propria insindacabilità di giudizio, davanti al tribunale della mediocrità.

I BUONI SAMARITANI E LA FOLLIA SOCIAL

Tutti giudici, tutti pronti a puntare il dito contro Costa, sembra quasi non aspettassero altro. La verità è che Douglas gioca con una maglia poco simpatica a molti. Non è la prima volta che si verificano episodi del genere: Totti, Materazzi, Lavezzi, è capitato a tanti grandi giocatori di perdere la testa. Sia chiarissimo: sarà severamente e giustamente punito, questo non lo si può mettere in dubbio. Anche la Juventus prenderà seri provvedimenti.

Ciò che risulta atipico è la morale che la massa sta facendo al brasiliano: in un mondo perfetto, in una società altamente perfetta, sono tutti buoni samaritani, cittadini inattaccabili. D’altronde le loro vite private sono fatte di zero sbagli, classico esempio di leoni da tastiera. L’etica di questo movimento anti-Costa è abbastanza leggibile tra le righe: juventino, forte, odiato quanto serve. Non si aspettava altro che un suo errore. Ora è il momento di divertirsi con le sentenze: dieci giornate, squalifica a vita, galera o ergastolo? In un mondo di santi, Douglas ha vestito gli abiti del diavolo in paradiso. Il bersaglio più facile da attaccare è lui, nelle ultime ore. E sarà così anche dopo la sentenza: preparatevi alle accuse, in qualunque caso. “Poche giornate”, “Avrei dato almeno dieci giornate di squalifica”, “E’ juventino, forte e di colore: andava squalificato a vita”. I social ci hanno abituato a tutto.

L’unica cosa certa è che Douglas avrà una stangata, meritata, qualunque sia il motivo. Così come è certo che il moralismo perfetto degli altri giudicherà sempre. La valvola di sfogo delle persone sono il calcio e i social: antitesi perfetta di questo meraviglioso sport. Ha sbagliato, pagherà, stop. Sarebbe tutto così semplice se gli ipocriti non mettessero il dito in mezzo. Ma va bene così: sono i dettagli a fare le differenze, anche negli errori più gravi.

A questo punto non resta che attendere le decisioni ufficiali, poi sarà marea di chiacchiere da bar, comunque. Resta il fatto che Costa non può essere giudicato e marchiato a vita per uno sbaglio, questo sia chiaro.

Per il resto: ai social l’ardua sentenza, o no?

Francesco Ricciardi

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